Fondo di garanzia: chi sì, chi no

10 Luglio 07:00 2018 Stampa questo articolo

Fondo di garanzia sì, fondo di garanzia no. Nonostante siano trascorsi due anni dall’introduzione di “casse” private al posto di quella nazionale per i casi di fallimento e insolvenza, in molti hanno tardato ad adeguarsi. O comunque hanno preferito celare la tipologia di fondo scelto, invece che renderlo noto.

Assente, finora, un registro unico e un vero controllore, che da adesso in avanti – con l’entrata in vigore della direttiva Ue sui pacchetti e i servizi turistici collegati – sarà esclusivamente l’Antitrust, pronto a punire gli inadempienti con multe salate e provvedimenti rigidi. Da qui l’idea di un’indagine tra gli organizzatori turistici presenti all’interno del nostro database, con l’obiettivo di aggiungere alle schede dell’Annuario del Turismo anche la voce “fondo di garanzia”, e al contempo monitorarne l’adozione.

Su un campione di oltre 1.000 tra operatori e ricettivisti, solo un terzo di questi (32%) ha dichiarato di avere un fondo di garanzia, mentre il 68% ha scelto di non rispondere lasciando spazio, di conseguenza, a due ipotesi: da un lato il timore di divulgare un dato “sensibile”, dall’altro la ritrosia ad ammettere di non averlo.

fondi garanziaIn particolare, tra gli operatori, la soluzione proposta da Nobis Filo Diretto (Assifidi compresa), scelta anche dal Consorzio Fogar istituito da Fiavet, ha raggiunto la percentuale più elevata, ovvero il 36,6%. Il 20% di chi ha risposto, invece, ha optato per Astoi, mentre il Fondo Vacanze Felici di Fto e Garanzia Viaggi di Assoviaggi sono stati opzionati, rispettivamente, dal 16% e dal 12%.

A quota 9% Cbl Insurance, a seguire Ima Italia Assistance (3,2%) e Il Salvagente di Aiav (1,4%). Il restante 1,8% è, dal canto suo, suddiviso quasi in parti uguali tra Unipol Sai, Aig Europe, Allianz e Borghini & Cossa.

Guardando ai ricettivisti, la scena è sempre dominata da Nobis Filo Diretto (49%). Seguono, con numeri più bassi, il 18,2% di Assoviaggi, il 7,3% di Cbl Insurance, il 10,9% di Fto, il 5,45% di Aiav, e il resto – in tutto il 9,5% –diviso tra Astoi, Aviva Italia e Ima. Il 2% del totale, invece, ha risposto di “non essere obbligato”.

Ma dal 1° luglio le cose sono cambiate, soprattutto nell’ottica del nuovo contratto di pacchetto turistico, disciplinato nell’articolo 36 del testo europeo. La direttiva, infatti, non lascia spazio a incertezze, ma obbliga il venditore a inserire nell’accordo il nome e i recapiti, compreso l’indirizzo geografico, del soggetto incaricato della protezione in caso di insolvenza. Altrimenti, scattano sanzioni severe: si va da un minimo di 4mila a un massimo di 20mila euro, fino alla sospensione da 15 giorni a 3 mesi, per arrivare alla cessazione dell’attività per recidiva.

L’Unione europea ha, poi, stabilito come punto di contatto centrale, per agevolare la cooperazione amministrativa e il controllo di operatori e agenzie degli Stati membri, il ministero con delega al Turismo, a cui viene affidato il compito di mettere a disposizione degli altri Paesi tutte le informazioni in materia di fondo di garanzia.

Sarà il governo, dunque, ad autorizzare a condizioni di reciprocità l’accesso a qualunque registro disponibile, anche online. Il database potrebbe essere lo stesso Infotrav, ora sotto l’egida del Mibact, opportunamente aggiornato sulle misure relative alla protezione per insolvenza o fallimento.

Chi vorrà comunicarci il proprio fondo di garanzia per l’aggiornamento dell’Annuario, dovrà inviare un’email all’indirizzo [email protected].

L'Autore

Roberta Rianna
Roberta Rianna

Direttore responsabile

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