Finale Ligure, la Caverna delle Arene Candide torna ad accogliere i visitatori

by Redazione | 24 Giugno 2020 11:47

Non solo mare a Finale Ligure, nonostante le 6 Bandiere Blu e le spiagge come quella del centro o di Castelletto e Finalpia, ideali per famiglie, ma anche baie appartate come Punta Crena, Castelletto San Donato o Baia dei Saraceni, verso Varigotti. Il territorio del finalese ha un patrimonio storico, culturale e naturalistico ricco anche per quanto riguarda borghi, sentieri, falesie e grotte.

Per esempio, la Caverna delle Arene Candide, accessibile solo con visite guidate su prenotazione, torna ad accogliere i suoi visitatori da sabato 27 giugno. L’appuntamento, per iniziare la scoperta di un sito preistorico in grotta tra i più noti a livello europeo e internazionale, è a Borgio Verezzi. Da qui, seguendo la Strada Napoleonica, si raggiunge il Promontorio della Caprazoppa.

La caverna deve il suo nome a una duna costiera di sabbia bianca (arena candida) che era presente ai piedi delle falesie che compongono il versante occidentale del promontorio, in cui si apriva la grotta, fino al 1920. È riferimento per la preistoria del Mediterraneo occidentale, visitabile dal luglio 2019 con la possibilità di accedervi accompagnati da archeologi professionisti per scoprirne storia, curiosità e segreti, vedendo gli scavi archeologici e toccando con mano le riproduzioni di antichi reperti.

Celebri i ritrovamenti al suo interno, a seguito degli scavi che Luigi Bernabò Brea e Luigi Cardini condussero negli anni 1940-42 e 1948-50 nella porzione sud-orientale della caverna. Gli scavi evidenziarono l’esistenza di un’articolata sequenza stratigrafica che conserva testimonianze a partire dal Paleolitico superiore fino all’epoca bizantina, in un contesto ambientale di giacitura favorevole alla buona conservazione dei reperti, soprattutto dei resti ossei e del materiale combusto.

Attraverso un percorso, che permette di effettuare un viaggio indietro nel tempo, dai giorni nostri fino a circa 30mila anni fa, è possibile ripercorrere la storia delle ricerche condotte in oltre 150 anni, che hanno portato al ritrovamento dei resti di 19 sepolture paleolitiche. Tra queste, la sepoltura più nota è quella del “Giovane Principe” per la ricchezza di ornamenti e oggetti deposti insieme al corpo di questo giovane cacciatore vissuto 28mila anni fa.  Numerosi anche i segni di frequentazione della grotta nella successiva età Neolitica: risalgono a 8mila anni fa circa le tracce qui ritrovate.

Sarà quindi possibile tornare ad accedere nuovamente a questo sito archeologico, a seguito degli opportuni interventi di pulizia e sanificazione previsti dalle norme vigenti, accompagnati da archeologi professionisti.

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