Fico punta all’estero. Cigarini: «Presto anche un hotel»

by Letizia Strambi | 27 Maggio 2022 10:31

Era il 2017 quando Oscar Farinetti lanciò da Roma Fico come il primo e unico parco del cibo del mondo. Il business plan prevedeva un futuro radioso per questo per parco immenso, unico e geniale incentrato sull’eccellenza italiana per antonomasia: il cibo.

Expo 2015 aveva portato a una nuova visione di cosa potesse rappresentare il cibo italiano quale risorsa nella grandezza della sua diversità, e dopo il primo approccio fortunato di esperimenti come Eataly quale attrattore turistico a livello internazionale, Fico (Fabbrica Italiana Contadina) non poteva che avere un futuro in ascesa. Nel progetto 80.000 metri quadri di campi coltivati con 200 animali, 40 fabbriche di trasformazione, 40 luoghi di ristoro di cui molti stellati e 6 giostre.

Il debutto in anteprima c’era stato a New York, con il fondo Prelios Integra, project manager di Fico Eataly World. L’obiettivo iniziale era di  5 milioni di turisti. Da parte di Fico Eataly World  c’era stato un investimento da 100 milioni di euro che doveva portare a un volume di affari di 80 milioni annui.

Un sogno ambizioso che poggiava su certezze finanziarie. Il parco agroalimentare sulla biodiversità più grande del mondo è, infatti, ricavato dall’acquisizione in concessione per 40 anni del Centro Agroalimentare di Bologna. A due anni dal lancio, l’inaspettata pandemia.

Questo ha mutato le scelte. Oggi il tema della sostenibilità entra nell’esposizione permanente e il nuovo format[1] si fa più immersivo per raccontare, soprattutto ai turisti, il grande parco. Meno ristoranti stellati e un luna park. Sessanta esperienze culinarie diverse. Stefano Cigarini, ceo del Parco, ha il suo sorriso cordiale da supereroe dei parchi a tema, ed è, come sempre, armato di certezze: «Sicuramente Fico mantiene il suo dna esperienziale, ma diventa un  parco divertimenti, un posto dove capire, confrontarsi, divertirsi”.

La biodiversità italiana resta il tema di fondo del Parco: non ci si scorda che il nostro Paese è il primo per  specie vegetali, per cultivar di vino. Questo è il luogo dove dobbiamo imparare che abbiamo 1000 tipi di mele e ne esistono 1200 in tutta Europa, magari cogliendone qualcuna dal frutteto. «I turisti possono fare un viaggio tra le tradizioni e il cibo italiano, all’interno di questa diversità, in un unico luogo, e finalmente capirne il valore», afferma Cigarini.

La novità del parco è anche data dalla multimedialità e la multi sensorialità. Si aggiungono musiche agli odori e sapori mentre proiezioni multimediali si stagliano sulle pareti delle fabbriche per sintetizzare i procedimenti e renderli più affascinanti per il pubblico.

Nuovo anche il Luna Park con 14 attrazioni cui si aggiungono le strutture sportive e il frutteto, l’uliveto, il vigneto. Le aree tematiche vedono al centro salumi e formaggi, la pasta e poi le aree multimediali di Acqua, Fuoco e Animali.

All’interno del parco si trovano 80 operatori italiani con uno spazio importante per i grandi Consorzi come quelli del parmigiano reggiano, del grana padano dop, della mortadella di Bologna Igp, del prosciutto San Daniele, dell’aceto balsamico di Modena e della carne di razza maremmana bio e le grandi aziende come Italia Zuccheri con i piccoli produttori di eccellenze. Si possono fare corsi per preparare la mortadella, la pizza, la pasta, il gelato, il vino.
Il format resta quello originale, ma si apre al turismo.

L’obiettivo iniziale di creare tanti parchi Fico nel mondo rimane, ma infallibilmente Cigarini ridimensiona il business plan per creare oggettivamente un sogno che non sia illusione.

Il fatturato 2021 del parco è stato di 5 milioni, il ceo conta di chiudere a 12 milioni nel  2022. La perdita di bilancio si attestava sui 5,5 milioni di euro, mentre nel 2022 sarà di 3 e nel 2023 si raggiungerà il break even con 15 milioni di euro. Nel 2024 si vedrà il primo utile. Per il nuovo progetto di Fico c’è stata un investimento di 5 milioni. Gli azionisti rimangono gli stessi: al 50% Eataly  al 50% Coop Alleanza 3.0. Il luogo in cui si trova il parco è di proprietà di un fondo cui partecipano 18 aziende tra cui gli investitori principali sono sempre Eataly e Coop Alleanza 3.0.  Nei primi anni sono state accumulate perdite per 12 milioni di euro circa  ripianate dai soci.

L’obiettivo futuro del parco è sviluppare il turismo internazionale, anche grazie a un tour operator interno che è il mezzo prediletto dagli stranieri per arrivare al parco, attraverso la prenotazione di pacchetti turistici che comprendano hotel nelle vicinanze.

Cigarini conferma la volontà di costruire un hotel nel parco, come era nel progetto iniziale e l’intensificazione dell’aspetto turistico per arrivare nel triennio del business plan a 1 milione di visitatori  cui si aggiungeranno un 10/15% di eventi business che si svolgeranno nel parco.

Endnotes:
  1. il nuovo format: https://www.lagenziadiviaggimag.it/la-metamorfosi-di-fico-cigarini-ora-guardiamo-al-futuro/

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