Enit, Rossi: «Il Nord Africa non ci spaventa»

by Andrea Lovelock | 22 Gennaio 2019 7:00

La Spagna rappresenta il nono bacino di traffico del nostro incoming, con 5,2 milioni di presenze nel 2017, una posizione ben stabile da due anni e una crescita annuale che si attesta sul +3%. Nel 2018, stando alle prime stime dell’Enit, risulta un importante consolidamento. Così come rilevante appare il consuntivo della spesa turistica degli spagnoli che si aggira su 1,3 miliardi di euro, pari a un incremento del +14% sul 2016. 

Da qui la rilevanza della presenza dell’Enit a Fitur che culminerà in una cena alla Biblioteca Nazionale in occasione della mostra di Leonardo da Vinci. E riguardo all’interscambio turistico Italia-Spagna, il direttore marketing dell’Enit, Maria Elena Rossi, tiene a precisare che «a fronte di una sostanziale equivalenza degli arrivi internazionali con voli di linea nel 2018 – che contano in Italia come in Spagna circa 1,4 milioni di passeggeri – ci sono grandi differenze tra le dinamiche di mercato del bacino italiano e di quello tedesco, che risulta uno dei principali.

Su quali temi lavorerete nell’attività promozionale 2019 in Spagna?
«Sostenibilità, agroalimentare e cultura, che comprende la valorizzazione delle esperienze territoriali e del Made in Italy. Saranno i cardini per la crescita di valore del turismo in Italia. In particolare, il food&wine è fondamentale, perché ci sono mercati dove il turismo può trainarne le esportazioni – come in Regno Unito, Canada, Austria, Giappone – e altri dove il volano dell’enogastronomia muove grandi flussi turistici e tra questi spicca proprio la Spagna. Infine, la cultura, con il traino dei grandi Centenari, a partire da quello di Leonardo. L’Italia è l’unica meta di vacanza dove la cultura si può vivere a livello di esperienza diretta».

Su quali aree d’Italia e su quali target si stanno orientando i t.o. spagnoli specializzati per rinnovare la programmazione?
«Dallo studio che abbiamo realizzato nel periodo di Natale, gli operatori spagnoli, oltre alle città d’arte di Roma, Venezia e Firenze, aggiungono Napoli e Torino e il sud Italia, in particolare Puglia e Sicilia. Poi hanno iniziato a vendere la montagna – specialmente Val d’Aosta e Dolomiti – con i recenti mercatini di Natale e lo shopping, seppure ancora prodotto di nicchia».

È vero che per l’Italia, come per altri Paesi del Mediterraneo tra cui la Spagna, è previsto un rallentamento a causa del ritorno sul mercato del Nord Africa?
«Le dinamiche che interverranno durante l’anno saranno numerose e di vario ordine, a partire proprio dalla nuova competizione di vecchie destinazioni e dalle persistenti difficoltà economiche interne di alcuni mercati importanti come la Gran Bretagna e la Francia. Ma noi siamo l’Italia di Leonardo, di Dante e di Raffaello, del Made in Italy e del buon cibo, non ci possiamo svendere, ma dobbiamo invece puntare al target che ci apprezza sempre più, proveniente da mercati lontani come le Americhe e l’Asia. Comunque, nei dati che abbiamo elaborato, e senza voler essere troppo ottimisti, mentre la Spagna prevede un calo delle prenotazioni aeree on the book nel primo semestre 2019 del -8%, l’Italia al momento registra +2,3%, così come la Francia +2,1%. E stando alle rilevazioni di Expedia, anche le prenotazioni delle strutture ricettive nelle destinazioni di punta di Pasqua e dei ponti di fine aprile-1° maggio in Italia registrano già oltre il 60% di prenotazioni».

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