Effetto Trump sulle compagnie aeree: Emirates cambia piloti ed equipaggi

by Giorgio Maggi | 31 Gennaio 2017 14:46

Non si tratta solo di chi arriva negli Usa in possesso di un regolare biglietto aereo. Le ultime decisioni dell’amministrazione Trump in materia di immigrazione hanno già cambiato le regole del gioco per alcune compagnie aeree, che hanno dovuto immediatamente correre ai ripari per garantire la regolarità dei loro voli.

È il caso di Emirates – secondo quanto riporta la Reuters – che ha subito provveduto dopo la decisione del neo presidente degli Stati Uniti a sostituire alcuni tra piloti e membri dell’equipaggio imbarcati a bordo dei suoi aeromobili in volo per gli Usa (attualmente la compagnia di Dubai vola verso 11 destinazioni a stelle e strisce).

Il motivo? La loro nazionalità rientrava in quella dei sette Paesi – Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen – i cui cittadini da venerdì sono stati colpiti per almeno i prossimi 90 giorni dal divieto di mettere piede negli States. «Le recenti disposizione del governo statunitense – ha detto un portavoce del vettore emiratino postando un suo commento all’articolo – si applicano a tutti i viaggiatori e gli equipaggi. Per questo motivo, abbiamo fatto tutti gli aggiustamenti necessari».

Sempre alla Reuters, poi, un altro portavoce della compagnia ha minimizzato l’impatto dell’accaduto, sottolineando come solo «un piccolo numero di passeggeri del vettore sia incorso nelle nuove limitazioni», anche perché Emirates ha alle proprie dipendenze circa 23mila assistenti di volo e più o meno 4.000 piloti provenienti da tutto il mondo.

Sempre secondo l’agenzia di stampa, nessun commento è arrivato invece da altre compagnie degli emirati come Gulf Airlines, Etihad e Qatar Airways, che sui loro siti si sono limitate a ricordare che i passeggeri provenienti dai sette Paesi devono essere in possesso di una green card per gli Usa prima di imbarcarsi e che i viaggiatori in possesso di doppio passaporto possono utilizzare quello della nazione non interessata dalla messa al bando.

Una tesi sostenuta anche da Iata in una mail riportata dalla Reuters, ma che non trova il sostegno del Guardian, che citando una fonte del Dipartimento di Stato americano, ha scritto come anche i detentori di green card sono tenuti comunque a contattare un consolato americano prima di mettersi in viaggio.

«Buona parte delle nuove disposizioni sono diventate effettive durante il weekend, molte cose rimangono ancora da chiarire», ha in ogni caso chiuso (per ora) il discorso la I’associazione internazionale della compagnie aeree, che non ha comunque nascosto il suo disappunto per il clima di confusione che i vettori si troveranno da ora in poi a dover fronteggiare. Senza contare le perdite che alcuni di loro saranno costretti a subire in seguito alla decisioni del presidente americano. Come nel caso, solo per fare un esempio, di tutte le compagnie che nel 2015 hanno trasportato negli Usa circa 35mila viaggiatori con passaporto iraniano.

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