Effetto Covid sull’autonoleggio: ko breve termine e sharing

Effetto Covid sull’autonoleggio: ko breve termine e sharing
17 Giugno 10:08 2021 Stampa questo articolo

Autonoleggio italiano nell’altalena della pandemia: crollano i noleggi a breve termine e lo sharing mentre tiene il rent a lungo termine, con le compagnie in procinto di affrontare nuovi investimenti per il rinnovo delle loro flotte, ma serve una scossa nel turismo per far ripartire l’intero comparto. È la fotografia scattata nel 20° Rapporto sulla mobilità pay-for-use di Aniasa, la associazione nazionale che rappresenta il settore dei servizi per la mobilità e che chiede al governo di non ignorare nel Pnrr questo comparto strategico per i trasporti nel nostro Paese.

«La pandemia ha momentaneamente rallentato l’avanzata della mobilità a noleggio e in sharing nel nostro Paese – ha infatti sottolineato il presidente dell’Associazione, Massimiliano Archiapatti – e la crisi economica, l’ampio ricorso al telelavoro e il blocco dei flussi turistici hanno dimezzato i noleggi a breve termine e gli spostamenti delle auto condivise. Il noleggio a lungo termine ha retto l’urto, principalmente prolungando i contratti in essere e riducendo in modo significativo le nuove immatricolazioni. La flotta dei veicoli a nolo resta salda sopra quota 1 milione e nei prossimi mesi, si stima, tornerà a crescere. Il Pnrr ha praticamente ignorato l’automotive, ma oggi servono misure concrete per accelerare il rinnovo del parco circolante nazionale. I veicoli nuovi e quelli usati Euro6, ibridi o elettrici provenienti dal noleggio possono contribuire a ridurre il ‘green divide’ nel nostro Paese, accelerando la sostituzione degli 11 milioni di veicoli con oltre 15 anni di anzianità».

IL NOLEGGIO VEICOLI NEL 2020. La crisi della domanda indotta dalla pandemia ha colpito duramente il noleggio veicoli. Dopo sette anni di continui record nelle immatricolazioni e nel fatturato, che lo hanno portato a rappresentare il 25% del mercato automotive, il 2020 ha segnato una brusca frenata. Si è passati dalle 520.000 immatricolazioni del 2019 (auto e veicoli commerciali) alle 355.000 dell’anno scorso, con un calo verticale del 32%. La pandemia ha inciso in modo diversificato sui differenti business della mobilità pay-per-use: sono crollate le attività di noleggio a breve termine e in sharing, ha ben tenuto il lungo termine.

Il breve termine è stato fortemente penalizzato dalla sostanziale scomparsa delle attività di viaggio e in particolare del turismo internazionale; quello nazionale, riattivatosi parzialmente nella breve parentesi estiva, e la sostanziale tenuta dei noleggi dei veicoli commerciali (grazie al boom dell’ecommerce e delle consegne a domicilio) non hanno compensato le pesanti perdite.

Il calo del fatturato del 52% e il numero di noleggi diminuiti del 60% rispetto al 2019 sono anche lo specchio della crisi aeroportuale che ha visto una riduzione dei traffici del 72%. Gli operatori del rent-a-car stimano un ritorno ai livelli pre-pandemia soltanto nel 2023.

LE RESTRIZIONI FERMANO IL CAR SHARING. A questo quadro si aggiunge l’ancor più sconfortante scenario del car sharing che ha subito un duro contraccolpo. A causa della forte riduzione della mobilità cittadina e del consistente ricorso al telelavoro, l’auto condivisa ha visto dimezzarsi i noleggi (da 13 a 6 milioni), con una conseguente riduzione della flotta veicoli a disposizione del 27%. Gli operatori stanno ora rimodulando la struttura dell’offerta, rispondendo in modo efficace alle esigenze di maggiore sicurezza avvertite dalla clientela.

I DATI DEL LUNGO TERMINE. Unica nota positiva viene dal noleggio a lungo termine, che forte della parziale maggiore stabilità del proprio business basato prevalentemente su contratti pluriennali, non ha subìto nell’immediato significativi contraccolpi sul versante dei ricavi (fatturato: +2% nel 2020), registrando una crescita delle sofferenze creditizie e una generale tendenza alle proroghe dei contratti in essere che ha provocato però una significativa riduzione di immatricolazioni del 25%. La flotta in circolazione è ulteriormente cresciuta, toccando quota 933mila veicoli (65mila dei quali noleggiati da clienti privati).

IL, PRIMO TRIMESTRE 2021. Ed infine un aggiornamento legato al primo trimestre dell’anno in corso,  nel quale – sempre secondo il Rapporto Aniasa – l’andamento dei tre settori si è confermato in linea con il 2020 con il  breve termine sempre in forte sofferenza, con -60% dei noleggi (vs 2019), -67% delle immatricolazioni e una flotta ferma a 73mila veicoli.

Il giro d’affari del lungo termine è cresciuto rispetto al pre pandemia, con una flotta aumentata del 7% e immatricolazioni solo in leggero calo (-1%); il car sharing ha registrato un -50% dei noleggi rispetto al 2019.

Nelle conclusioni del presidente di Aniasa, tutta la preoccupazione del comparto: «Per supportare l’attesa transizione ecologica è ora di abbandonare definitivamente l’approccio ideologico alla mobilità e mettere in campo misure efficaci per accelerare concretamente il rinnovo del nostro parco circolante nazionale (38 milioni di veicoli), il secondo più anziano del Continente, con oltre il 30% del circolante ante Euro4 (oltre 15 anni di anzianità)»

Secondo Archiapatti «bisogna raggiungere le fasce di popolazione con minore capacità di spesa, che spesso viaggiano proprio su questi veicoli più inquinanti e meno sicuri e incentivarli a sostituirli con vetture di ultima generazione. Per questo abbiamo avanzato al governo la nostra proposta di estendere l’ecobonus all’acquisto di vetture usate Euro6, ibride ed elettriche a seguito di rottamazione di veicoli Euro 0, 1, 2, 3 e 4. Una misura che produrrebbe immediati benefici sulla domanda di mobilità. Il governo nella prossima legge di Bilancio deve sanare una situazione diventata ormai paradossale per il nostro Paese: la forte disparità di trattamento fiscale sui costi di mobilità che le aziende italiane vivono ogni giorno sulla propria pelle rispetto ai competitor europei».

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Andrea Lovelock
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