Dubai Tourism, Kazim: «Non è un Paese (solo) per ricchi»

17 Aprile 13:00 2018 Stampa questo articolo

«Dubai non è un posto solo per ricchi ed è un luogo ideale per la famiglie». Issam Kazim, ceo di Dubai Tourism, ha le idee chiare di quello che è già, e che vuole diventare l’emirato arabo entro il 2020, anno clou quando si terrà l’Expo a cinque anni di distanza dall’edizione milanese.

«Nel 2013 abbiamo pianificato il nostro Tourism Vision 2020, un paio strategico di sviluppo per una risorsa fondamentale come è il turismo», prosegue Kazim incontrato nei corridoi dell’ultima edizione di Itb Berlino.

«Puntiamo ad arrivare a 20 milioni di arrivi, consolidando il nostro appeal nei mercato tradizionali e aumentando la quota di mercato in quelle emergenti, oltre che incrementando il numero dei repeater». Proprio per questo sono stati identificati oltre 30 Paesi su cui concentrare l’attenzione – «prima del 2013 erano soltanto sette», sottolinea il manager – mentre per il momento in cima alla classifica ci sono source market come India, Arabia Saudita, Regno Unito, Cina, in attesa che il recupero della Russia (+21% nell’ultimo anno) la faccia rientrare nella top ten.

Insomma, se a Dubai ci si va ancora per divertirsi, magari a bordo di una crociera – «un segmento molto importante, in pochi anni è cresciuto tantissimo» – il nuovo target sono dunque le famiglie. «Un modo ideale per allungare i tempi di permanenza media, oggi fermi a due o tre giorni. Invece una settimana è la durata perfetta grazie alla varietà dell’offerta, tra musei, parchi a tema, deserto, food e intrattenimento».

Tra le altre priorità, l’aumento dei posti letto, attualmente fermi a circa 107.000. L’obiettivo è costruire oltre 70.000 nuove camere in tempo per Expo 2020. «M non è vero che a Dubai vengono solo i ricchi. Esistono orami moltissime possibilità di alloggio. L’unica cosa che è vera è che gli standard di servizio sono sempre molto alti, ovunque voi siate». La gente se lo aspetta, «siamo pur sempre a Dubai».

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Giorgio Maggi
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