Direttiva Ue, doppia stoccata alle adv:
responsabilità solidale e più servizi agli hotel

07 Maggio 08:07 2018 Stampa questo articolo

Da un lato l’estensione della responsabilità degli agenti di viaggi riguardo la vendita dei pacchetti turistici, dall’altro la possibilità degli albergatori di offrire alla clientela una più ampia gamma di servizi, andando quindi oltre il proprio core business, che si tratti del transfer dall’aeroporto alla struttura o dell’ingresso al centro benessere dell’hotel.

Sono i principali punti emersi nelle proposte di parere avanzate dalle Commissioni speciali di Camera e Senato, rispettivamente dal deputato Gianluca Benamati (Pd) e dal senatore Ugo Grassi (M5S), dopo l’esame dello schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva pacchetti Ue in Italia. Due pareri, simili tra loro, pronti a essere votati dal Consiglio dei ministri e che dovrebbero trovare la strada spianata a Palazzo Chigi. A quanto si apprende, infatti, il viceministro all’Economia Enrico Morando avrebbe assicurato la disponibilità del governo ad accogliere i rilievi proposti.

RESPONSABILITÀ AGLI ADV QUASI FOSSERO T.O. Partiamo dal primo tasto dolente per le agenzie di viaggi. Nei testi emerge la volontà di estendere la responsabilità legata alla conformità del pacchetto turistico al venditore e non solo all’organizzatore dello stesso. Un’ipotesi, questa, che se dovesse essere confermata caricherebbe gli adv di ulteriori oneri.

Per le Commissioni speciali appare ragionevole prevedere un’esplicita responsabilità solidale e sussidiaria degli intermediari: secondo la prima i due soggetti sarebbero obbligati a una medesima prestazione; per la seconda, però, il creditore dovrebbe rivolgersi prima all’organizzatore e, in caso di mancato esito dopo un termine congruo, al venditore. In conformità con quanto previsto nel nostro ordinamento rispetto ai sistemi di garanzia per vizi e difformità, inoltre, la posizione di garanzia del venditore è limitata alle sole somme spettanti al viaggiatore in caso di risoluzione o di riduzione del prezzo, con esclusione del risarcimento danni.

«Siamo stati incapaci per due anni di recepire una norma comunitaria e l’epilogo dimostra che il nostro settore è in mano a persone incompetenti. Persone che fanno male al turismo italiano. Sarebbe come pretendere che un negozio di alimentari sia responsabile solidalmente con il produttore qualora gli ingredienti del prodotto preconfezionato non corrispondano a quanto riportato sull’etichetta», reagisce così Luca Patanè, presidente di Fto – Federazione Turismo Organizzato, sceso in campo, con decisione, a difesa delle agenzie.

Le Commissioni di Camera e Senato sostengono che il viaggiatore si affida al venditore per l’individuazione dei vari pacchetti turistici e dei relativi organizzatori e, di conseguenza, deve essere responsabile della scelta da lui fatta. Ma Patanè non ci sta: «Dobbiamo difendere gli attori del turismo italiano e metterli in condizione di crescere. Non il contrario. Va tutelata la professione degli agenti di viaggi garantendone la sopravvivenza, senza aggiungere responsabilità che non gli appartengono e proteggendoli invece con un’efficace lotta all’abusivismo».

Se la direttiva pacchetti Ue dovesse contenere questo aspetto, «saremmo l’unico Paese dell’Unione europea a prevedere tale estensione della responsabilità – prosegue il presidente di Fto – Il turismo è una cosa seria e le regole devono essere condivise con chi lo conosce e non partorite da incompetenti. Non sorprendiamoci poi se gli spagnoli incassano dal settore turistico 40 miliardi in più degli italiani».

LA VITTORIA DEGLI ALBERGHI. Se non hanno vinto, poco ci manca. Nel caso in cui le proposte delle Camere dovessero trovare il definitivo consenso, le strutture ricettive si troverebbero a festeggiare la conquista di un gran bel pezzo di terreno nel mercato turistico, a svantaggio degli agenti, che a questo punto andrebbero a incassare un altro colpo. Come se la storia delle responsabilità non bastasse.

Quello che viene richiesto, da deputati e senatori, è l’inserimento di prestazioni integrative nell’elenco esemplificativo di tutti quei servizi che non determinano la sussistenza di un pacchetto, definiti “tipici secondo la prassi locale” (qui il rischio è di allargare illimitatamente, o quasi, il perimetro dell’offerta), con l’obiettivo di evitare ulteriori costi a quelle piccole e medie imprese alberghiere che offrono quanto atteso dalla clientela, in ragione del luogo in cui ci si trova.

Ci si riferisce, ad esempio, alla fruizione di biciclette o sci, all’accesso in piscina, palestra, spiagge o sauna dell’hotel, alla fornitura di pasti e bevande e anche al trasporto di passeggeri nell’ambito di visite guidate, oltre che in caso di transfer.

A chiudere, altre due puntualizzazioni: il contratto è preferibile se denominato “di organizzazione di pacchetto turistico”, e non di vendita; i singoli fornitori da considerare al fine della combinazione di un pacchetto turistico sono esclusivamente “di servizi turistici”, non di altro.

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Giulia Di Camillo
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