Il curioso caso del dipartimento Turismo al Mipaaft

28 Marzo 11:47 2019 Stampa questo articolo

Se il buongiorno si vede dal mattino, quello che, almeno per il momento, traspare della nuova sistemazione logistica e del personale in forza al Dipartimento Turismo del Mipaaft non è certamente beneaugurante. Stando alle indiscrezioni raccolte tra gli addetti ai lavori, il dipartimento è stato realmente oggetto di trasloco nel palazzetto dell’Enit in via Marghera, come aveva preannunciato il ministro Gian Marco Centinaio, ma disporrebbe di 12 addetti, un solo telefono e pochi locali, dislocati tra l’altro in piani diversi. Una sistemazione ben diversa da quella del Mibact e distante anni luce dal palazzo di via della Ferratella che ospitava l’allora ministero dello Sport e del Turismo.

Tra gli operatori turistici, in molti già si chiedono se un settore che vale 103 miliardi di euro (stima Iriss-Cnr), 1,5 milioni di occupati e centinaia di migliaia di imprese, meriti poco più di un bilocale e un numero di dipendenti pari a quello di un piccolo Comune.

E paradosso vuole che, sempre stando ad alcune indiscrezioni, alcune settimane fa il team ministeriale dedito alle faccende agricole abbia preteso e ottenuto un incontro con Centinaio per manifestargli disappunto sul fatto che il capo del dicastero stesse dedicando più tempo al turismo che alle risorse agricole.

Una rimostranza legittima, se non fosse per un piccolo dettaglio: la struttura del Mipaaft dispone attualmente (da organigramma online) di 831 dipendenti. Ben altra entità rispetto alla dozzina di persone in forze al turismo che – anche per l’impasse del Consiglio di Stato che aveva bloccato la transizione dal Mibact – stenta a strutturarsi al meglio.

Detto ciò, e al di là di tweet, presenzialismi e mirabolanti slide, quello che l’industria attende è una lunga ed esaustiva illustrazione di ciò che questo governo sta realmente facendo e intende davvero mettere in cantiere per il turismo da qui ai prossimi giorni (non mesi). Lo impone la logica e lo chiedono gli imprenditori del settore che da sei mesi continuano a navigare a vista, nonostante incontri, tavoli e “amabili” chiacchiere.

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Andrea Lovelock
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