Coronavirus, anche i parchi divertimento chiedono lo stato di crisi

Coronavirus, anche i parchi divertimento chiedono lo stato di crisi
27 Febbraio 14:39 2020 Stampa questo articolo

I parchi a tema – rappresentati dall’associazione Parchi permanenti italiani (Ppi), che raggruppa più di 230 parchi divertimento di carattere tematico, acquatico e faunistico – avvertono di aver adottato tutte le misure straordinarie necessarie per fronteggiare l’emergenza legata alla diffusione del coronavirus e chiedono lo stato di crisi.

In ottemperanza alle ordinanze emanate dalle regioni coinvolte, le realtà interessate hanno sospeso tutte le attività in corso, mentre l’associazione è al lavoro per coordinare le azioni da intraprendere nei parchi la cui apertura, prevista nel corso delle prossime settimane, dovrà essere posticipata.

«Abbiamo a cuore la salute dei nostri ospiti, bambini, ragazzi e adulti – dichiara Giuseppe Ira, presidente Ppi e del parco a tema Leolandia – Per questo siamo consci dell’emergenza e della necessità di adottare provvedimenti necessari a contenerla. È indubbio che la sospensione delle attività in corso per i parchi già aperti, la proroga delle aperture per i parchi ancora chiusi e l’annullamento di tutte le gite scolastiche stanno già avendo delle conseguenze gravi su tutto il comparto, specialmente in un periodo decisivo come quello primaverile che, con la Pasqua, rappresenta un terzo del fatturato dell’intera stagione. Per questo abbiamo chiesto il riconoscimento dello stato di crisi per l’intero settore, a prescindere dalla localizzazione dei singoli parchi».

Il comparto nel 2019 ha generato ricavi pari a 420 milioni di euro (stimato) per un totale di 20 milioni di visitatori provenienti dall’Italia e 1,5 milioni di arrivi dall’estero. Considerando ristorazione, trasporti, merchandising e hotel, il volume d’affari complessivo dell’indotto lo scorso anno ha superato la barriera di 1 miliardo di euro.

Cifre importanti anche sul fronte del lavoro: il settore genera 25mila occupati diretti, di cui 10mila fissi e 15mila stagionali, a cui si sommano 60mila posizioni legate all’indotto. In questi giorni le imprese erano alle prese con la fase di selezione delle migliaia di dipendenti stagionali, attualmente sospesa. I piani di assunzione dovranno purtroppo tenere conto della criticità di questo periodo e di una stagione 2020 che subirà un calo nei ricavi di decine di punti percentuali.

«Condividiamo gli obiettivi dei provvedimenti intrapresi – prosegue Ira – Ma appare evidente che non sono sostenibili per le imprese del nostro comparto. Abbiamo già sensibilizzato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli, il ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini. Il nostro scopo è di ottenere garanzie specifiche a tutela del business dei nostri associati e dell’intero settore: agevolazioni fiscali, cassa integrazione straordinaria, moratoria per pagamenti fiscali e bancari e misure volte ad agevolare i pagamenti dell’Iva».

Tutto ciò, anche in virtù del ruolo importante dei parchi a tema sia per gli investimenti, che nel solo 2019 superano i 100 milioni di euro, sia come volano per lo sviluppo dell’offerta turistica italiana. Lo scorso anno infatti il settore ha generato 1,1 milioni di pernottamenti in hotel, intercettando tanto gli Italiani, quanto i turisti provenienti dall’estero, da sempre molto sensibili all’offerta degli “amusement park”.

«Ancora prima dell’emergenza coronavirus avevamo presentato le nostre istanze alle istituzioni per ottenere un sostegno concreto – conclude Maurizio Crisanti, segretario nazionale Ppi – Basti pensare che, per un retaggio del passato, a livello normativo siamo ancora equiparati al settore dei circhi e degli spettacoli viaggianti».

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