Compagnie aeree al bivio: l’ora delle scelte

10 Ottobre 07:00 2018 Stampa questo articolo

L’ultimo annuncio, in ordine di tempo, è stato quello di Ryanair. Per la prima volta dal 2014, i profitti della compagnia che ha rivoluzionato il modo di viaggiare in tutta Europa saranno in calo, con una flessione del 12% per il bilancio che si chiude a marzo 2019. Dopo anni di gestione disinvolta delle relazioni industriali in nome del contenimento dei costi (prima fra tutti quello del lavoro), la compagnia di Michael O’Leary deve fare i conti con la richiesta di aumenti salariali e con il riconoscimento dei sindacati nei vari Paesi.  Il business model – si è detto – dovrà cambiare.

Problemi di rinnovo dei contratti li ha anche Air France, che ha scelto come amministratore delegato il canadese Benjamin Smith; una fama da “duro” nei rapporti con le controparti che, fronteggiando i ripetuti scioperi che hanno causato qualcosa come 335 milioni di euro di perdite, ha riavviato i rapporti con i sindacati, non prima di aver messo alla porta due manager ritenuti responsabili della cattiva gestione della vicenda nei mesi scorsi.

Nessun problema invece in casa Lufthansa, dove le agitazioni di piloti e personale risalgono a qualche anno fa. Poi la firma del contratto valido fino al 2022 che ha permesso al Gruppo tedesco di riprendere quota, fino ad aggiudicarsi l’asta per airberlin e raggiungere nel 2017 il profitto più alto di sempre.

Una storia di successo è anche quella di Iberia, con una ricetta semplice a dirsi e meno a realizzarsi: tagli al personale, circa il 25% in due anni, e acquisizione da parte di un partner solido come Iag. Risultato: la compagnia iberica è tornata a macinare utili, mettendo in luce quello che sarà il tema dell’industria dei prossimi anni. Per sopravvivere bisogna scegliere un partner, e che sia quello giusto.

Per Alitalia il “partner giusto” potrebbe essere proprio Ferrovie dello Stato, tanto che in queste ore avanza l’ipotesi di sinergie industriali e operative. Una cosa è certa, dopo la fatidica data del 31 ottobre – scadenza fissata dal governo per la compravendita del vettore – i futuri vertici della compagnia si ritroveranno in casa un nemico in più: la rinnovata Air Dolomiti con il suo piano di investimenti di 100 milioni che prevede l’arrivo di 14 nuovi aerei e 500 assunzioni. Il tutto per portare ancora più italiani all’hub di Monaco, dove Lufthansa ha basato più di un terzo degli A380.

Sempre a proposito di “nemici” di Alitalia, la nuova Air Italy partecipata da Qatar aveva lanciato la sua sfida. Ma forse qualcosa è andato storto. La compagnia ha infatti accompagnato alla porta i suoi tre manager italiani: Massimo Crippa, Andrea Andorno e Marco Picardi. L’avvio delle operazioni deve essere stato meno esaltante del previsto, tanto da portare il vettore a rinnovare in poche ore l’intera prima linea. Neil Mills compreso, sostituito da Rossen Dimitrov. Anche per Air Italy, dunque, è l’ora di fare nuove scelte.

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Giorgio Maggi
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