Cina, i numeri del colosso
da WeChat alle 5.500 agenzie Ctrip

30 Novembre 07:00 2017 Stampa questo articolo

È giovane, viaggia individualmente, è mobile only. Chi è? Il turista cinese secondo l’identikit fatto da WeChat e Ctrip a Firenze: un viaggiatore studiato ai raggi X, spogliato dai falsi miti e rimesso in discussione per tutta l’industria del turismo.

A Bto 2017 il compito di descriverne caratteristiche e comportamento è stato affidato a Giancarlo Dall’Ara, professore di marketing e curatore del progetto Italy China Friendly, insieme ad Andrea Ghizzoni, europe director di Tencent, la mega azienda del web a cui fa capo WeChat, e Luigi Deng, responsabile italia di Ctrip.

WeChat e Ctrip, infatti, sono i due colossi di accesso al mercato cinese: il primo con le caratteristiche di un ecosistema totale di social media e vendita online, il secondo la superpotenza delle Olta che apre oltre 5mila agenzie fisiche.

UN CANALE UNICO. Ghizzoni di WeChat annuncia: «L’Italia è una delle mete dove i cittadini cinesi spendono di più, con una media di 918 euro a testa. Con 900 milioni di utenti attivi, di cui l’87% di età compresa tra i 18 e i 35 anni, WeChat rappresenta la piattaforma maggiormente usata in Cina per comunicare e vendere prodotto, anche turistico. Siamo l’internet dei Millennial perché accorpiamo su una sola interfaccia il social, l’instant messaging, i consigli, la ricerca di prodotti e la vendita».

Nell’arco dei prossimi 5 anni, inoltre, un terzo dei consumi cinesi sarà in mano ai Millennial, che già oggi rappresentano il 39% dei viaggiatori cinesi. Secondo i dati raccolti da Digital Retex per WeChat, infatti, i giovani asiatici passano oltre 3 ore e mezzo al giorno online su smartphone, non solo per cercare prodotti, ma anche servizi ed esperienze. «Il settore travel/entertainment – aggiunge Ghizzoni – rappresenta il 10% delle ricerche. Gli under 35-40 prenotano hotel e servizi prevalentemente su mobile».

FINITA L’ERA DEI GRUPPI? Ma i viaggiatori cinesi sono sempre più indipendenti e «l’era dei viaggi di gruppo sembra essere ormai al tramonto anche nella Repubblica popolare – annunciano anche Dall’Ara e Deng  –  Su 135 milioni di cittadini cinesi che si sono messi in viaggio nel 2016, circa la metà si è mossa in maniera autonoma» con un valore economico sempre più alto. Il 29% della spesa turistica straniera in Italia, infatti, è stata sostenuta da viaggiatori cinesi, che hanno toccato quota 3,7 milioni nel corso dell’anno. Una spesa particolarmente mirata al settore del lusso (il 55% del fatturato globale luxury è in mano ai turisti del Paese del dragone).

CTRIP VA ANCHE OFFLINE. Una crescita raccontata da Deng attraverso i numeri di Ctrip: «Siamo la seconda Olta al mondo e abbiamo appena superato Expedia per turnover sulla nostra piattaforma. Con le varie acquisizioni (tra cui Skyscanner nel 2016, ndr) copriamo tutti settori del travel, dall’accomodation ai pacchetti, dai metamotori fino ai siti di rating e ai servizi B2B per il trade». Non solo, Ctrip da qualche mese ha anche aperto oltre 5.500 sedi fisiche in Cina, vere e proprie agenzie di viaggi.

«Ad oggi, però, solo il 5% dei cinesi ha un passaporto, mentre i 122 milioni di nostri clienti spendono il 32% del loro budget in shopping, il 23% in trasporti, il 19% per l’accomodation e solo il 10% per la ristorazione», conclude Deng.

Nel 2020 i turisti cinesi saranno più di 200 milioni e in Italia potranno essere almeno 5 milioni. «Dobbiamo cercare di pensare a un mercato che ha tratti profondamente diversi dal nostro – ricorda Dall’Ara – il viaggiatore cinese è molto più attratto dalle strutture moderne e dalla calorosa ospitalità invece che dai siti storici e dalla gastronomia».

QUATTRO CONSIGLI. Se parliamo di consigli per l’industri dei viaggi, Ghizzoni è sicuro: «In primis occorre concentrare tutta l’attenzione sugli smartphone; in Cina l’advertising su mobile ha superato quello su Tv;  poi occorre raggiungere i turisti in Cina con una promozione mirata sui loro social e canali (WeChat, Weibo o Doyou). Infine, le certificazioni e i kit Welcome Chinese servono fino a un certo punto, anche i cinesi vogliono essere conquistati dall’esperienze e dall’accoglienza».

Proprio Dall’Ara, infine, sottolinea il tema con una provocazione: «Quando ho chiesto a qualche mio amico cinese di descrivere con un’immagine la sua vacanza in Europa, la risposta è stata “il bellissimo cielo blu” e non il Colosseo o il Louvre, come mi sarei aspettato. Se vogliamo è un fattore consolatorio per chiunque di noi voglia lavorare con il mercato cinese».

L'Autore

Gabriele Simmini
Gabriele Simmini

Giornalista. Specializzato in trasporto aereo e ferroviario, economia, agenzie di viaggi, tecnologia ed estero. Segue convention e fiere internazionali.

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