Cina amara per Blue Panorama: salta l’accordo con Phoenix Travel Worldwide

22 Agosto 12:42 2018 Stampa questo articolo

Giorno più giorno meno, è durata circa un mese la parte operativa della partnership tra Blue Panorama e il tour operator cinese Phoenix Travel Worldwide, per collegare la Cina a Bologna. Da una nota dello stesso vettore, in cui si fa riferimento «alle insuperabili difficoltà autorizzative elevate dalle autorità aeronautiche cinesi», si apprende infatti «la volontà di non proseguire a fornire i relativi servizi aerei dalla Cina per Bologna» dopo che l’intera operazione aveva già subito un ridimensionamento delle frequenze.

I voli dal capoluogo emiliano dovevano, infatti, iniziare il 18 giugno scorso verso 5 città cinesi ma sono stati autorizzati solo dall’11 luglio, su base mensile, e verso una sola destinazione della Cina, la città di Shenyang. «Anche la frequenza dei collegamenti – prosegue la nota – è stata irrimediabilmente compromessa, dal momento che da un programma di 30 voli al mese, sono stati consentiti solo 6 voli al mese».

Già qualche settimana fa, a L’Agenzia di Viaggi Magazine, il direttore commerciale di Blue Panorama Remo Della Porta aveva confermato le difficoltà incontrate dalla compagnia nel perseguire il proprio piano originario.

«Il t.o. cinese – diceva il manager – ha deciso di operare soltanto da due scali, oltre al fatto che il bilaterale Italia-Cina sul numero di voli non permetteva di perseguire l’idea originaria». L’obiettivo, concludeva Della Porta, diventava quindi quello di «mettere già quest’anno delle basi solide per sviluppare ulteriormente il programma Cina l’anno prossimo». Adesso, invece, tutto viene rimesso in discussione, soprattutto dopo che il vettore del gruppo Uvet si è scontrato in prima persona con le elevate barriere all’ingresso che caratterizzano il mercato dell’aviazione cinese.

«Le compagnie di bandiera cinesi – fa notare il vettore – hanno ottenuto autorizzazioni per 330 voli al mese da e verso l’Italia: uno squilibrio di trattamento che, fra limitazioni di sorvolo e difficoltà di ottenimento slot per atterrare negli aeroporti cinesi, ha portato alla chiusura dell’accordo».

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Giorgio Maggi
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