China dreaming… seduto sul guardrail

03 Marzo 11:46 2016 Stampa questo articolo

Una telefonata del giornale in un tardo pomeriggio di inizio estate mi preannuncia un viaggio nella provincia del Gansu, in Cina, in occasione dell’apertura dell’ultimo (o primo) tratto della Via della Seta.

Finalmente si avvera un sogno: scoprire cosa c’è dall’altra parte del Deserto dei Tartari è un’occasione irripetibile per verificare dal vivo anni di ipotesi e fantasie strampalate animate da personaggi mitici che per secoli, all’ombra del primo (o ultimo) mattone della Grande Muraglia, hanno percorso a dorso di cammello le dune del Gobi tra la Mongolia e ghiacciai tibetani dello Qilian, la “Montagna Celeste” degli Unni di Attila.

Con in testa gli avventurosi racconti di Zhang Qian, l’inviato imperiale del II secolo a.C. che aprì la Cina ai popoli e ai prodotti di un mondo ancora sconosciuto, mi ritrovo alle porte dell’Asia Centrale seduto sul guardrail di una strada già percorsa da infinite carovane con carichi di spezie, cotone, pietre preziose, melograni e camelie. Supero il Passo della Porta di Giada dell’oasi di Dunhuang, il “faro scintillante”, per precipitare lungo centinaia di chilometri di un’autostrada modernissima tra foreste abbaglianti di tralicci elettrici, pale eoliche e treni ad alta velocità che bucano impietosi i miraggi del deserto.

Sgomento? Neanche per sogno! Chi arriva qui si trova a fare parte di un’avventura incredibile che continua a evolvere nel tempo e nello spazio con una rapidità straordinaria. Forse un pò di timore di non riuscire a inseguire una realtà che sembra un fiume in piena capace di rinnovarsi con una forza inaspettata ma esaltante.

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Stanislao De Marsanich
Stanislao De Marsanich

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