Cedolare secca, il Tar boccia il ricorso di Airbnb

19 Febbraio 12:01 2019 Stampa questo articolo

Respinto dal Tar del Lazio il ricorso di Airbnb, che si rifiutava di applicare la legge sugli affitti brevi. Secondo quanto dichiarato dalla stessa società, le somme da versare annualmente in Italia, rapportate ai ricavi del 2016, sarebbero state pari a circa 130 milioni di euro. Dal momento che il numero di annunci pubblicato sul portale è quasi raddoppiato, passando da 222.787 del 2016 ai 397.314 del 2018, Monitorimmobiliare ha stimato che nei primi diciotto mesi di mancata applicazione dell’imposta, Airbnb abbia omesso il versamento di più di 250 milioni di euro.

Nello specifico il Tar del Lazio, nel dichiarare infondate le rimostranze di Airbnb, ha rammentato che gli intermediari sono “sanzionabili per le omesse o incomplete ritenute da effettuare a partire dal 12 settembre 2017″.

Dunque Airbnb deve applicare la legge sugli affitti brevi, con l’obbligo di riscuotere la cedolare secca e di comunicare all’Agenzia delle Entrate i nomi dei locatari e i relativi redditi. Piena soddisfazione espressa da Federalberghi, che in una nota diffusa poche ore dopo la pronuncia del Tar ha evidenziato che “ra non ci sono più alibi per chi, da quasi due anni, si prende gioco delle istituzioni: Airbnb deve riscuotere la cedolare secca”.

Immediata la replica du Airbnb, che si è detta “delusa e intenzionata a fare ricorso presso il Consiglio di Stato, anche ai fini dell’eventuale interessamento della Corte di Giustizia Europea”.

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