Come calcolare il peso dell’influencer

by Giulia Di Camillo | 11 Dicembre 2017 14:12

Avere delle persone che ti seguono suoi tuoi canali social online ha un valore, anche economico. E per massimizzarlo vanno mescolati al meglio due fattori: l’audience e la capacità di relazionarsi con i propri follower. È questo il principio da cui nasce l’influencer marketing, una scommessa divenuta oggi certezza, ormai sempre più perno delle migliori strategie aziendali, capace di generare milioni e milioni di euro al giorno e costantemente in evoluzione, con il 2018 che prevede ulteriori passi in avanti. Fino alla tentata conquista di nuovi mercati, come quello arabo.

Si è di fronte a un concetto per molti geniale e per altri (scettici) ancora incomprensibile, ma che intanto continua a crescere in maniera smisurata e al tempo stesso è stato capace di delineare una figura che, almeno cinque anni fa, in pochi avrebbero pensato potesse emergere: l’influencer appunto, per la maggior parte modelle, calciatori o celebrity varie. È un meccanismo che sembra funzionare per tutti i tipi di prodotto, anche nel turismo. Basti pensare ad Alessandro Marras, blogger e travel influencer di professione (oltre a viaggiare gratuitamente riesce a guadagnare tramite gettoni di presenza e ingenti contratti sottoscritti, si occupa anche di moda), con la valigia in mano almeno una volta al mese e bravo a comunicare le proprie esperienze a un parterre di oltre 50mila follower su Facebook e quasi 150mila su Instagram, che hanno scelto di seguirlo affidandosi così ai suoi consigli. Tanto preziosi per meritarsi un seguito che lo ha consacrato tra i migliori del settore.

Risultano essere tre le tipologie di influencer individuate: mega, macro e micro, con quest’ultima che, secondo ninjamarketing.it, nonostante abbia un audience più limitato – spesso però più settorializzato – rispetto alle altre due può vantare solitamente un engagement rate (coinvolgimento degli utenti) maggiore e quindi rendersi particolarmente appetibile per i marketer. Tuttavia, è ancora necessario comprendere quali siano le giuste metriche per misurare il più realistico Roi (Return On Investment) generato dalle diverse collaborazioni tra i marchi e i tre tipi di attori sociali, al fine di trovare quella che è la giusta formula e senza mai allontanarsi da alcune keyword fondamentali in tale ambito, quali durabilità, ad esempio firmando contratti di lungo termine, qualità, alzando di conseguenza l’asticella rispetto alla concorrenza, ed espansione, considerando anche l’ultima novità di Instagram: a seguito dell’introduzione di nuove lingue – che prevedono una lettura da destra verso sinistra – si dovranno fare i conti con un nuovo segmento di pubblico ancora inesplorato nel social media, che forse è il regno per eccellenza in termini di influencer. E, considerando che tra queste ci sarà anche l’arabo, la quarta lingua più parlata al mondo, potrebbe essere proprio questa una delle sfide più attese dai brand e dai rispettivi ambasciatori online del 2018, all’attacco verso nuove fette di mercato puntando sempre e comunque sulla forza del social.

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