Battisti (Federturismo): «Competitivi sì, ma solo se l’Italia si digitalizza»

by Andrea Lovelock | 13 Ottobre 2016 15:44

Da presidente di Federturismo, Gianfranco Battisti – direttore della Divisione passeggeri nazionale e internazionale e dell’Alta Velocità di Trenitalia – traccia il percorso ideale per rilanciare, anche attraverso le sinerge operative di vettori ferroviari e aerei, il brand Italia nel mercato domestico e nel mondo, sfruttando anche l’appeal dell’incoming insolito dove comunque risiedono eccellenze tutte da scoprire e commercializzare.

Sono trascorsi i fatidici 100 giorni dalla nomina a presidente di Federturismo. Quali questioni sta affrontando?
«Dal momento del mio insediamento ho ritenuto che per un sistema di rappresentanza trasversale come il nostro fosse importante affidare un ruolo rilevante ai territori, perché è qui che si costruisce il successo del nostro turismo. Più idee svilupperemo a favore dell’attrattività dei territori, più valore genereremo per le imprese, anche quelle manifatturiere. In questa direzione stiamo lavorando in sinergia con Confindustria.

Seconda priorità?
«Senza dubbio la digitalizzazione. Oggi l’accessibilità – oltre a strade, ferrovie, porti e aeroporti – deve passare anche e soprattutto dalla Rete. La rivoluzione digitale ha cambiato profondamente le modalità di comportamento dei consumatori, che oggi sono i veri protagonisti dell’economia del viaggio. Essere efficaci, visibili e rilevanti sul web è diventato quindi un fattore decisivo di competitività e successo».

Come intende dare un contributo tangibile al Piano Strategico per il Turismo voluto da Franceschini?
«Il Piano Strategico è un grande lavoro di collaborazione orizzontale al quale abbiamo avuto il piacere di lavorare con tutti i colleghi della filiera, pubblica e privata, attraverso un processo di ampia condivisione e per il quale, come Federturismo, abbiamo ritenuto fondamentale puntare sui temi della competitività delle imprese, dell’occupazione, della mobilità turistica integrata e della formazione. Si tratta di un metodo innovativo molto utile che ci auguriamo sia preso come modello per altri tavoli di confronto istituzionale».

Tra gli attori principali della filiera c’è Trenitalia che, con l’operazione FrecciaLink, ha investito molto sull’intermodalità e sulla connessione con l’Italia meno conosciuta.
«Al di là delle perfomance del segmento Frecciarossa – che in 10 anni ha trasportato oltre 300 milioni di passeggeri, e che rappresenta ormai una bella e valente realtà operativa, sia per il sistema Italia, che per tutto il settore turistico – di recente abbiamo investito su nuovi prodotti, come appunto il FrecciaLink. E questo perché crediamo nelle grandi potenzialità di aree decentrate dove esiste comunque un’eccellenza».

Com’è andata finora?
«Prendiamo ad esempio Perugia, una destinazione bellissima che vale 5 milioni di turisti l’anno e non era collegata con gli hub fondamentali dell’Alta Velocità ferroviaria. Abbiamo fatto in modo che fosse subito connessa con le navette su gomma. Abbiamo avuto un ottimo riscontro. I passeggeri sono stati 4mila in poco più di due mesi, dando un forte impulso anche alla domanda turistica. Lo stesso successo è stato registrato a Matera con ben 5mila persone. Ci sono, poi, gli altri collegamenti FrecciaLink con destinazioni a vocazione turistica e di affari. Tra tutte Siena e L’Aquila, dove abbiamo ottenuto risultati molto soddisfacenti. Finora i passeggeri sono principalmente italiani, perché il turismo internazionale prenota con grande anticipo e l’operazione FrecciaLink è partita soltanto ad aprile/maggio per cui questo segmento turistico non ne ha potuto usufruire. Ma adesso che il servizio si avvia a diventare un’offerta permanente riceveremo sicuramente un contributo anche dai mercati internazionali».

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