Bankitalia-Ciset, cresce di 2,6 miliardi la spesa degli stranieri in Italia

10 Maggio 07:00 2019 Stampa questo articolo

Aumenta di quasi l’11% il saldo positivo nella bilancia turistica 2018, che evidenzia circa 41,7 miliardi di euro spesi dai viaggiatori internazionali a fronte di 39,1 miliardi nel 2017, con un volume di 25,5 miliardi di euro di spesa degli italiani all’estero contro i 24,6 miliardi dell’anno precedente, pari a 16,2 miliardi di euro.

Sono i dati più significativi presentati alla conferenza L’Italia e il turismo internazionale. Risultati e tendenze per incoming e outgoing nel 2019, organizzata da Ciset, Università Ca’ Foscari di Venezia in collaborazione con la Banca d’Italia a Treviso.

A conti fatti, si certifica una crescita significativa delle entrate internazionali per turismo (+6,5%), a fronte di un’espansione più contenuta delle uscite (+3,8%). Nel corso della conferenza sono stati illustrati il profilo e le preferenze del turista incoming del territorio italiano: itinerante, dove il paesaggio come mix integrato di elementi, ovvero cultura e arte, natura, enogastronomia, tradizioni, diventa l’attrattiva principale nella scelta della destinazione.

Nel dettaglio, Mara Manente del Ciset ha evidenziato che la ricchezza generata dal turismo rimane polarizzata nelle prime cinque regioni turistiche: Lombardia, Lazio, Veneto, Toscana e Campania, che concentrano il 67% della spesa dei turisti internazionali, con alcune perfomance di tutto rispetto come il consolidato ruolo economico del turismo culturale tradizionale, che si assesta intorno ai 15,7 miliardi euro, con un trend decisamente più contenuto rispetto al biennio precedente (+1,8%); e conferma gli ottimi risultati per il turismo balneare (6,6 miliardi di euro, +19,8%); così come la dinamica a due cifre per la vacanza verde, attiva ed enogastronomica (+17% del fatturato, pari a 1,2 miliardi).

Molto positivi, infine, anche i risultati per la montagna, che conferma il trend di recupero già registrato a partire dal 2017 (1,6 miliardi di fatturato).

Riguardo ai principali bacini di origine dei vacanzieri internazionali, benissimo il Centro Europa, in particolare Austria (+11,5% della spesa effettuata) e Germania (+8,1%). Altrettanto positive le performance del mercato francese, che ha speso nel nostro Paese ben 2,6 miliardi di euro (+8,8%), di quello inglese e spagnolo, entrambi con incrementi a due cifre.

Per il mercato tedesco, in particolare, il 2018 è stato l’anno della riscoperta massiva delle nostre spiagge, dal Nord Adriatico alla Puglia, dalla Liguria alla Calabria. La spesa complessiva per la vacanza balneare ha così superato i 2,2 miliardi, distanziando nuovamente il soggiorno culturale, sia tradizionale che improntato a un’esperienza di degustazione e di vacanza attiva (1,75 miliardi di fatturato, +4,6%). Confermato l’apprezzamento dei tedeschi per la montagna italiana, dove sono stati superati i 600 milioni di euro di spesa.

Sul fronte extraeuropeo, continua il rafforzamento del mercato Usa (+5,8%), la cui spesa media si stabilizza intorno a 170 euro giornalieri. Il risultato più rilevante, tuttavia, si riscontra sull’apporto economico del turismo cinese che, grazie all’incremento sia dei flussi che della spesa media (176 euro), fanno registrare un significativo +45% dell’introito per vacanza.

Sia per il turismo russo che brasiliano, invece, va segnalato un calo rispettivamente del -10% e -6% della spesa per vacanza.

Massimo Gallo, funzionario di Banca d’Italia, ha poi focalizzato l’attenzione sui vacanzieri incoming, evidenziandone concentrazioni in termini di caratteristiche, provenienza, tipo di vacanza e destinazione.

L’Italia ha visto aumentare, in particolare, i turisti appartenenti alle classi di età più giovani e quelli provenienti dalle aree extraeuropee, in cui è comunque ancora bassa l’incidenza dei viaggiatori sul bacino potenziale dei residenti.

Questo profilo di viaggiatore (giovane ed extraeuropeo) si è associato più frequentemente alle vacanze di tipo culturale: dal 2010 gli arrivi per vacanze culturali (o nelle città d’arte) hanno infatti registrato la crescita maggiore e anche le vacanze rurali e quelle al mare si sono arricchite di contenuti culturali e artistici. Le grandi aree urbane (specialmente quelle Patrimonio Unesco) sono risultate le mete privilegiate.

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Andrea Lovelock
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