Astoi chiede al governo di includere i costi di rimpatrio

02 Marzo 12:44 2020 Stampa questo articolo

La chiusura di alcune destinazioni estere sta avendo un impatto economico di decine di milioni di euro sul turismo organizzato. Astoi sollecita il governo affinché inserisca tra le misure straordinarie i costi di rimpatrio dei clienti nelle destinazioni dove sono state applicate misure restrittive e di respingimento nei confronti degli italiani

I tour operator, spiega l’associazione “già gravati dagli ingenti danni economici generati dell’emergenza coronavirus, non possono farsi carico anche dei costi di rimpatrio”. Ad oggi molte delle principali destinazioni turistiche per il mercato italiano dell’outgoing hanno adottato misure restrittive respingendo all’ingresso i cittadini italiani,

In questi giorni i tour operator Astoi Confindustria Viaggi stanno inviando e invieranno nelle destinazioni chiuse (come Mauritius, Israele, Giamaica, Repubblica Dominicana, Capo Verde, Oman) aeromobili vuoti per riportare in Italia i propri connazionali. Si tratta di migliaia di passeggeri. È già successo in Repubblica Dominicana, dove lo scorso fine settimana, i t.o. hanno fatto partire dall’Italia aerei intercontinentali vuoti per riportare indietro migliaia di turisti italiani; lo stesso accadrà la prossima settimana per altre mete che stanno impedendo l’ingresso agli italiani.

Si tratta di operazioni dai costi molto elevati; per questo l’associazione chiede che tali costi vengano considerati nelle misure economiche straordinarie e urgenti che il Governo sta adottando in questi giorni.

A fronte della chiusura di quasi tutte le principali destinazioni turistiche, gli operatori non sono in grado di proporre destinazioni alternative al fine di garantire la continuità aziendale, poiché di fatto nessuna meta è più fruibile, e si trovano a sopportare anche costi emergenziali che non dovrebbero ricadere sulle spalle di aziende private.

La nota di Astoi spiega che “Tutti i professionisti del settore si stanno prodigando per risolvere gli enormi problemi in essere. Le aziende, oggi assorbite dalle questioni operative, hanno il timore di trovarsi nuovamente sole, come in passato, a fare il conto dei danni che l’emergenza ha generato; costi che saranno certamente pari a diverse decine di milioni di euro e che questa vota il sistema non sarà in grado di sostenere, se non verrà supportato da interventi strutturali”.

Per l’associazione il rischio è “il collasso delle aziende del comparto del turismo organizzato che conta oltre 12mila imprese e dà occupazione a oltre 50mila addetti. La crisi che l’emergenza coronavirus ha generato al sistema turistico italiano necessita di un vero e proprio piano Marshall”.

Astoi auspica che “il governo raccolga tempestivamente questo appello adottando misure straordinarie e puntuali e che si riesca a bloccare il virus della comunicazione confusa e allarmistica, in modo che il nostro Paese possa essere riabilitato agli occhi del mondo intero”.

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