Ambiente, pulizia e zero stress: l’identikit del turista che verrà

17 Aprile 12:06 2020 Stampa questo articolo

Chi sarà e cosa cercherà il viaggiatore post Covid-19? Quale sarà il suo profilo? Quali le sue attese e le sue esigenze? Non è facile rispondere a questa domanda per via delle tante variabili, come la durata dell’epidemia, il numero delle vittime, il tempo per trovare la cura, l’estensione del coronavirus e i numeri complessivi del contagio, il perdurare delle misure di distanziamento sociale, il ripristino dell’accordo di Schengen, le strategie economiche per uscire da questa crisi.

L’agenzia di comunicazione Open Mind Consulting, che opera in ambito turistico da oltre 20 anni, ha provato a chiederlo a una voce illustre fuori dal coro, affidandosi alle considerazioni di Mauro Felletti, psicanalista e psicoterapeuta dell’adulto, dell’età evolutiva ed adolescenza, e della coppia.

Il problema è complesso e investe molteplici aspetti individuali ma anche economici e politici. Difficile fare oggi una previsione ma è possibile liberarsi dall’ansia di sapere come fare concretamente e subito e capire, invece, come reagire a questa situazione del tutto nuova.

La prima intuizione è che l’uomo tornerà, com’è nella sua natura, a vivere e a rioccupare gli spazi che oggi sono ristretti e limitati perché insopprimibile è la sua necessità di andare oltre, muoversi, anche vincendo le proprie paure. Ed è questo il punto da cui partire. «Abbiamo dentro di noi spinte biologiche a questo comportamento, fondate su meccanismi neurologici e psicologici propri dei mammiferi, che nelle neuroscience vengono indicati come comportamenti di esplorazione – spiega Felletti – Nei mammiferi, che hanno a che fare con la sopravvivenza è istinto naturale, mentre nell’uomo si trasformano in bisogno di sapere superando il naturale per farsi culturale. Noi siamo sospesi tra “nature” e “nurture” (nutrimento) e questa pulsione, che raggiunge il massimo della sua espressione nella nostra specie, nessuna epidemia, per quanto grave, può arrestare».

Per cui il rallentamento di oggi lascerà il passo a una ripresa rapida appena possibile. E lo si intuisce dal desiderio di movimento che perdura nonostante le restrizioni imposte. «La curiosità è innata nell’uomo e non si può spegnere – prosegue – Niente può riuscirci perché ha radici biologiche profonde: sono i meccanismi su cui si fonda la vita e che crea quell’istinto epistemofilico che ci porterà su Marte fra non molto tempo. Questa è la natura dell’Homo Sapiens Sapiens che da questa esperienza riemergerà cambiato».

Nel post emergenza è presumibile una maggior attenzione all’ambiente, con sensibilità e responsabilità maggiore e una curiosità più profonda. E anche questa diventa un’indicazione pratica su come fare domani. Partendo da questo presupposto, cambieranno radicalmente le esigenze dei viaggiatori post pandemia. Se nell’immediato sarà l’incoming a ripartire, seguendo il richiamo: “Io resto in Italia”, l’outgoing si riprenderà più lentamente verso quelle destinazioni che sapranno garantire sicurezza sanitaria, fermo restando che anche i potenziali turisti incoming dovranno considerare sicura e affidabile l’Italia dal punto di vista sanitario e sociale.

Le mete estere considerate sicure sanitariamente si riprenderanno per prime e saranno richieste da un viaggiatore che domani cercherà Paesi e prodotti che gli assicurino situazioni no stress: destinazioni poco affollate, ambienti sani, paesaggi intatti, pulizia, correttezza, servizi efficienti ed organizzati, rispettosi dell’ambiente, un ricettivo adeguato alle nuove esigenze.

I beni di un Paese intesi come ambiente, ecosistema, patrimonio culturale e artistico dovranno trovare riscontro nelle infrastrutture e nei servizi che consentono al viaggiatore una fruizione/godimento piacevole di tali beni. Un Paese piacevole per gli altri è un Paese bello e accogliente in primis per chi ci vive. Quindi bisognerà lavorare con un obiettivo preciso: saper connotare e costruire prodotti – che siano destinazioni o tour/soggiorni – in grado di raccontare e far percepire al viaggiatore la precisa sensazione di sana accoglienza: territori in cui sia chiara la percezione di un diffuso benessere economico, morale, sociale, culturale e ambientale. Territori sicuri, ricchi di bellezza e gioia di vivere. Mete di cui nessun turista vorrà fare a meno o che potrà mancare di visitare e raggiungere, per vivere esperienze che lo coinvolgeranno con e in tutti i sensi.

DA BRAND A #LOVEREPUTATION. Secondo l’amministratore delegato dell’agenzia pubblicitaria Saatchi&Saatchi Kevin Roberts, le destinazioni più che attraverso un brand devono essere identificate e percepite come un lovemark. E potenzialmente l’Italia lo è, intesa come esperienza indimenticabile, unica, imperdibile e insostituibile. «Il lovemark è una sintesi che comunica unicità, intimità, sensualità e mistero – dice Roberts – La costruzione del lovemark di una destinazione turistica implica un approccio responsabile, etico e sostenibile e quindi un sentimento di vero amore nei confronti del territorio che si vuole promuovere, salvaguardandone i valori identitari».

Con lovemark e lovereputation si chiude il cerchio: i sentimenti di amore verso una destinazione, li daranno le situazioni di sana accoglienza. Quindi, pur senza certezze su quando il settore ripartirà, su quali saranno le conseguenze di questa pandemia e di che portata, più chiare sono le indicazioni su come iniziare a pianificare la promozione di una destinazione, su quali fattori fare leva e su come impostare la costruzione di nuovi prodotti turistici.

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