Alpitour, Campazzo: «Brand forti, obiettivo centrato»

Alpitour, Campazzo: «Brand forti, obiettivo centrato»
06 Dicembre 11:58 2021 Stampa questo articolo

Una vita nel travel, Franco Campazzo ricorda gli esordi di fine anni Settanta con British Airways e poi l’ingresso in Gastaldi. Sembrano, e lo sono, altre ere, da quando il mondo del turismo ha cominciato a girare più velocemente, per poi subire la brusca frenata della pandemia. Ma nel corso della carriera, spiega il manager, «ho potuto incontrare figure carismatiche e tanti grandi professionisti» in un percorso a 360 gradi, che nel bel mezzo dello stop lo ha portato a fare da guida per un ulteriore, importante cambiamento. Quello della Trevolution di Alpitour World, la rivoluzione del tour operating del Gruppo, all’interno della quale gli è stata affidata la direzione del cluster Mainstream, con i brand Alpitour, Francorosso e Bravo.

Che tipo di processo è stato?
«Il percorso è iniziato più di un anno fa all’interno dell’azienda. Posso dire che la riorganizzazione ha portato a far convergere due approcci differenti, più frizzante – per così dire – quello in Eden, magari più compassato quello che era in Alpitour. Unendoli siamo riusciti a creare un bel gruppo, ben amalgamato, di cui siamo molto contenti».

Quali sono state le sfide e le conquiste?
«L’obiettivo primario era riuscire a dare un’identità molto forte ai brand per evitare confusioni, serviva una personalizzazione importante e credo che alla fine siamo arrivati a conferire delle buone definizioni ai prodotti Bravo, Francorosso e Alpitour. E per veicolarlo al meglio a colleghi e agenzie abbiamo anche messo tutto nero su bianco, producendo dei capitolati di servizio. Oggi chiunque può vedere molto chiaramente a chi sono indirizzati i diversi prodotti. Il nostro compito è quello di avere la capacità di vendere il prodotto giusto in base al target al giusto prezzo, ma anche con il giusto profitto, che nella nostra azienda viene poi utilizzato per investire ulteriormente. In ultima istanza dobbiamo soddisfare anche i nostri azionisti. Ma non solo. Un altro aspetto fondamentale è quello relativo ai mercati internazionali. Si sta parlando spesso delle difficoltà a riprendere allotment e capacità sulle destinazioni, noi invece non abbiamo riscontrato questi problemi. Quando ci si presenta con un tour operator da 2 miliardi di fatturato i fornitori ti ascoltano in modo differente. Nel 90% dei casi i nostri prodotti non hanno subito contraccolpi alla ripartenza e stiamo viaggiando molto bene per quanto riguarda i nostri contratti».

Che prospettive di crescita vi siete posti?
«La divisione con un fatturato di circa 900 milioni di euro rappresenta il tour operating tradizionale per la quale prevediamo una capacità di crescita moderata per il prossimo futuro. Prevedo un range tra il 10 e il 30% all’anno, in base a quello che metteremo in campo e alle scelte che faremo».

Come potrebbe definite i target del prodotto Mainstream?
«Oggi i target non sono più così precisi come lo erano dieci anni fa, si sono fatti più trasversali. Magari si sceglie il villaggio per una vacanza in famiglia, mentre per un viaggio di coppia ci si rivolge al prodotto Seamless».

Quali i punti chiave dei brand?
«Su Bravo abbiamo lavorato per dare un’uniformità di servizi in merito a quello che è il classico vero villaggio italiano. Si tratta di strutture con ospiti completamente o prevalentemente italiani, la quota di stranieri non supera mai il 10-15%. Quello che è importante e che vogliamo comunicare del progetto è che i clienti avranno un modello di vacanza uguale, sia che spendano migliaia di euro in un resort alle Maldive, sia che scelgano una meta con un budget diverso. Avranno lo stesso livello di servizio, di intrattenimento, di stile di vacanza. Allo stesso modo con Alpitour ci rivolgiamo a chi non ha voglia di mettersi in gioco direttamente nell’organizzazione della vacanza, e che magari cerca meno animazione, ma se ha voglia di vivere esperienze, noi le mettiamo a disposizione, Abbiamo poi sviluppato il concept di Ciaoclub, per andare a servire un target di clienti più colpiti dalla crisi e con un budget più contenuto, ma che comunque cerca un trattamento di valore. Lo potremmo considerare come un entry level di una formula club italiana. E poi c’è Francorosso, il progetto più cool del turismo, con una serie di formule come i tour accompagnati in Russia o Uzbekistan che sono da sempre i numeri 1. Viaggiare con Francorosso è come indossare un abito firmato da Armani. Vendendo Francorosso un’agenzia non sbaglia mai».

Di che offerta si parla dal punto di vista dei volumi?
«In totale la divisione conta 220 prodotti brandizzati, ognuno letto, studiato e personalizzato per un target e modello di servizio preciso. Nello specifico del nuovo Bravo, la fusione tra Bravo Club ed Eden Village ha dato vita al più grande player di villaggi italiani, con oltre 35 strutture distribuite in 18 Paesi».

Come ha risposto il mercato?
«Devo dire che finora il mercato c’è e si è dimostrato abbastanza solido. Sulle Maldive eravamo partiti subito con due aerei che ora sono diventati tre, in Repubblica Dominicana siamo passati da uno a tre collegamenti, in Egitto da dicembre schiereremo 18 o 20 voli. Devo dire che ci sono destinazioni sulle quali siamo tornati quasi a una programmazione pre pandemia, siamo al 70-80% dei livelli precedenti. I corridoi non sono stati tanti, ma le aperture credo siano state fatte con criterio, e questo mi dà fiducia anche sui nuovi corridoi che arriveranno».

Com’è il rapporto con il suo team?
«Il vantaggio della mia anzianità di servizio è che conosco tutti e posso dire di avere un bel gruppo composto da grandi professionisti e da giovani con tanto entusiasmo e voglia di fare. Nel team sono confluiti colleghi provenienti dai diversi marchi in base alle destinazioni, per esempio sulla Spagna sono arrivati soprattutto da Alpitour e Francorosso, sui Caraibi maggiormente da Eden. Parlare la stessa lingua significa anche ridurre i punti di attrito. Avere il linguaggio del mestiere aiuta e spesso le divergenze sul modo di vedere le cose si appianano ancor prima di arrivare alla mia scrivania».

L’intervista a Franco Campazzo fa parte del progetto Alpitour si racconta: a tu per tu con la Trevolution.

L'Autore

Mariangela Traficante
Mariangela Traficante

Guarda altri articoli