Alpitour, Burgio: «La Borsa può aspettare»

20 Giugno 14:39 2019 Stampa questo articolo

Piazza Affari? «Per il momento non è il caso, tutti i più grandi tour operator europei hanno perso negli ultimi 12 mesi da cinque a sette volte il loro valore. Il nostro è un settore che, adesso, non viene capito da chi investe nei mercato borsistici». Nel giorno della presentazione dell’accordo con Europe Assistance per il lancio di MyClinic (supporto medico digitale per tutti i clienti Alpitour), è il presidente del gruppo torinese Gabriele Burgio in persona a tracciare la linea per i prossimi mesi. Escludendo per il momento l’ingresso in Borsa, più volte ipotizzato. E non risparmiando, anche, qualche stoccata a competitor e non.

«La Borsa è uno strumento utile se si usa, noi per fortuna adesso abbiamo le risorse per farne a meno e i nostri azionisti non vogliono distribuire dividendi». Piuttosto, il tema riguarda gli investimenti, visto che l’obiettivo dei 2 miliardi di euro di fatturato per l’esercizio in corso sembra a portata di mano. Addirittura, sottolinea Burgio, «la percentuale di margine sul fatturato è migliore, ad oggi, rispetto allo scorso anno».

gabriele burgio alpitourE ancora: «Negli ultimi 7 anni i nostri risultati operativi sono aumentati di più di sette volte. Noi cresciamo, gruppi quotati come Tui Thomas Cook non crescono, o crescono poco», è la constatazione. Non prima però, di ammettere che la campagna acquisti che ha visto entrare nell’ultimo anno Eden nella holding, potrebbe non essere finita. «I gruppi spagnoli e tedeschi arriveranno prima o poi, ma a me da italiano è una cosa che non piace». E se di certo Alpitour non si può comprare tutto, «però possiamo scegliere il meglio, questo sì». Tanto che gli occhi sono sempre aperti, «abbiamo una quota di mercato importante, e vogliamo difenderla», la promessa di Burgio.

Qualche critica arriva poi all’indirizzo di Alitalia. «Non capisco per quale motivo, con tutte le rotte che ci sono nel mondo, debbano introdurre nuovi voli proprio su quelle dove Neos lavora bene da anni». E poi Cassa Depositi e Prestiti, che va benissimo quando riveste il ruolo di«polmone finanziario peri settore alberghiero, ma non quando si mette a gestire, direttamente o attraverso società partecipate».

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Giorgio Maggi
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