Allarme aeroporti: «Ai livelli pre Covid non prima del 2024»

18 Dicembre 08:00 2020 Stampa questo articolo

«Gli Stati europei hanno scelto di aiutare le compagnie aeree»: non usa mezzi termini Olivier Jankovec, direttore generale Aci Europe, nel tracciare la situazione in cui versano gli aeroporti travolti dalla pandemia: a loro pochissimo è stato destinato, solo 2,21 miliardi di euro, di cui la metà in Germania, a fronte di aiuti di Stato che sfiorano i 32 miliardi di euro per i vettori.

I numeri parlano molto chiaro: ogni settimana si bruciano 350 milioni di euro di liquidità, l’indebitamento dei top 20 è cresciuto di 16 miliardi e 193 scali sono a rischio fallimento. L’occasione per fare il punto è stato il webinar organizzato dall’Aeroporto di Olbia nell’ambito di Outlook 2021. E il grido di protesta degli aeroporti sardi si fa portavoce di fatto di tutto il sistema aeroportuale italiano.

Al 6 dicembre l’Europa accusa l’assenza di 1,6 miliardi di passeggeri, con la previsione di chiudere l’anno al -70%. Ma il crollo del traffico sembra essere solo la punta dell’iceberg: gli aeroporti soffrono anche il congelamento degli investimenti e il costo umano in termini di occupazione. Tutti hanno cercato di tagliare le spese. E l’esaurirsi delle risorse porta con sé un rischio fortissimo: «Senza la possibilità di dare incentivi non siamo in grado di attrarre i vettori e siamo dunque fortemente esposti alle loro pressioni, siamo l’anello debole della catena», denunciano Renato Branca, amministratore delegato di Cagliari Airport, e Alberto Perini, dg Alghero Airport.

I CINQUE PUNTI DEGLI SCALI SARDI. I passeggeri in Sardegna sono crollati del 62% e dai 9 milioni del 2019 quest’anno si chiuderà a 3,6 milioni. Sono cinque i punti su cui occorre agire, sintetizzati da Silvio Pippobello, ad Olbia Airport: in primis, occorre risolvere il nodo della continuità territoriale, che scade il 31 gennaio e per la quale si parla di una proroga di altri due mesi. Altri due punti fondamentali sono il rinnovo della cig e il sostegno all’occupazione, poi rimettere in campo gli investimenti e avere un piano di incentivazione al traffico, «ma non possiamo farlo senza un sostegno pubblico».

MANCA LA REGIA UE. In Europa, spiega ancora Jankovec, il 70% degli scali ha messo in campo sconti e incentivi ma lavorare sottocosto non è sostenibile e aspettare l’immunità di gregge del vaccino rischia di essere troppo tardi, «gli effetti sul traffico aereo non si vedranno prima del secondo semestre dell’anno prossimo, e i livelli pre-Covid non arriveranno prima del 2024-2025. Bisogna agire prima, anzi subito. Come? Gestori aeroportuali ed organizzazioni sembrano avere le idee chiare, ma «quello che manca è il coordinamento a livello europeo. Per esempio, al momento sono oltre cento gli scali che si sono organizzati con i test per i passeggeri e questa può essere una delle soluzioni, ma se gli Stati non si coordinano non funziona». Promossi anche i voli Covid free: «Si tratta di un buon punto di partenza per la nuova normalità», ribadisce Daniela Candido, direttore generale Aeroportuale Enac Sardegna.

IL MODELLO CIPRO. In Italia il pacchetto di aiuti richiesto da Assaeroporti è compreso tra i 600 e gli 800 milioni di euro ma non è stato ancora stanziato. E per l’Europa, spiega, Aci Europe, il quadro di aiuti di Bruxelles finora è inadeguato: «Servirebbero compensazioni per le perdite ma anche contributi da erogare alle compagnie, a patto che paghino i diritti aeroportuali». Il modello è Cipro: alle compagnie viene destinato un contributo tra i 7 e i 17 euro a passeggero da e per l’isola. Ma è un modello applicabile anche altrove? Sembrerebbe di sì: «Lo abbiamo proposto alla Commissione europea e agli Stati membri, e anche Iata si è espressa a favore. Aspettiamo ancora una risposta, ma sono segnali che dobbiamo avere ora», conclude Jankovec.

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Mariangela Traficante
Mariangela Traficante

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