Alla scoperta di Odense, la città delle favole

22 Ottobre 07:00 2019 Stampa questo articolo

Una Casa delle Favole in grado di far vivere l’universo incantato delle fiabe di Hans Christian Andersen sta sorgendo nel centro di Odense, la città danese dove il famoso scrittore è nato (nel 1805) e dove ha vissuto fino ai 14 anni, quando si trasferì a Copenhagen.

Il nuovo museo, che dovrebbe aprire nel 2020, è opera dell’architetto giapponese Kengo Kuma (che ha progettato anche lo stadio di Tokyo per le Olimpiadi 2020): un progetto molto ambizioso che è stato possibile realizzare grazie alle donazioni di alcune fondazioni e al contributo di 60 milioni di corone danesi da parte della municipalità di Odense. È costituito da una serie di edifici cilindrici con pareti in vetro e listelli di legno, mentre i tetti sono ricoperti di vegetazione, e si estende su una superficie di 5.600 mq, di cui due terzi sotterranei, così da lasciare ampio spazio anche a una sorta di giardino magico aperto a tutti.

L’allestimento interno è stato affidato a Event Communications, società inglese specializzata nella realizzazione di spazi espositivi, con l’obiettivo di creare “un insieme interconnesso in grado di catturare lo spirito di Andersen, così che sia possibile immergersi e quasi letteralmente vivere nel mondo delle favole”.

Attualmente infatti l’Hans Christian Andersen Museum, o H.C. Andersens Odense, consiste in un complesso di edifici che sono incentrati soprattutto sulla sua biografia: la casa natale e quella dove ha vissuto dai 2 ai 14 anni; la scuola dove ha studiato; un’esposizione di immagini, oggetti e ricordi, come la sua scrivania, il suo cappello a cilindro, l’attrezzatura da viaggio, i moltissimi ritagli di carta che realizzava con grande abilità e fantasia fin da bambino; un museo storico che riproduce edifici e ambienti dell’epoca di Andersen, compresa un’aia con galline, panni stesi e pompa a mano per l’acqua; un centro culturale per bambini costruito intorno alle sue fiabe (tutti luoghi che possono essere visitati con un unico biglietto).

Ma anche la piazza dove c’era un teatro che lo affascinava, il lavatoio sul fiume e il castello dove lavorava la madre lavandaia, il municipio dove il 6 dicembre 1867 Odense gli rese pubblicamente omaggio proclamandolo cittadino onorario. Un itinerario che è possibile seguire tenendo d’occhio il piccolo simbolo con il profilo della testa, con cilindro, di Andersen, o camminando sui suoi passi, grazie all’orma del suo piede (un notevole 47) incisa sui marciapiedi.

Seguendo un altro percorso, lungo circa 3,5 km, è possibile invece scoprire una serie di statue realizzate da vari artisti, quindi in stili diversi, che rappresentano personaggi delle favole di Andersen o lo stesso scrittore.
Insomma, la città è legatissima a questo suo figlio, nato povero (il padre era un ciabattino) e diventato famoso in tutto il mondo, a cui dedica anche un festival, con letture, conferenze  e performance a tema, che in genere si svolge a metà agosto, e una maratona che attraversa il centro storico, che si corre a fine settembre o inizio ottobre.

Ma Odense (il cui nome significa, forse, “cosa sacra a Odino”) naturalmente non è solo questo: situata sull’isola di Fyn, la seconda del Paese per dimensioni e popolazione (isola che proprio Andersen definì “il più bel giardino della Danimarca”), dista poco più di un’ora di treno da Copenhagen, ed è una città accogliente e vivace, davvero a misura d’uomo, dove è facile spostarsi a piedi e in bici (le piste ciclabili coprono oltre 540 km), e con una vita culturale piuttosto intensa, grazie anche a un’università che accoglie quasi 30mila studenti.

Oltre a un giro del centro storico, tra monumenti, chiese e antiche casette (perfettamente restaurate) affacciate su vie acciottolate, da non perdere una visita al centro culturale Brandts (dove tra l’altro fino al 2 agosto 2020 si può vedere una interessantissima mostra su Hugo Pratt “oltre Corto Maltese”): un vasto complesso di edifici del 1869 e degli anni ‘30 del Novecento, dove fino al 1977 è stata in funzione l’industria tessile Brandt, e che ora ospita musei, cinema, negozi e ristoranti.

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Cristina Melis
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