C’era una volta la newco Alitalia

21 Novembre 12:34 2019 Stampa questo articolo

È rimasta con il cerino in mano Ferrovie dello Stato al tavolo della cordata per la nuova Alitalia, e adesso si prepara il terreno per una nuova proroga, l’ottava, con l’incertezza che ormai regna sovrana e il rischio concreto che i commissari debbano portare i libri contabili della compagnia aerea in tribunale.

Atlantia si è sfilata, sottolineando la mancanza delle condizioni (anche se sullo sfondo c’è la vicenda del Ponte Morandi), Delta Air Lines resta rigida sulle sue posizioni di un investimento minimo e striminzito di 100 milioni di euro, mentre Lufthansa continua a giocare al rimbalzo facendo trapelare un giorno indiscrezioni su un probabile interesse, per poi smentire tutto il giorno dopo.

Così Fs, stretta tra l’impegno assunto circa un anno fa con governo e commissari e il fuggi fuggi di possibili partner, ha diramato una nota per annunciare che “non sono maturate le condizioni” per la costituzione di un consorzio per la presentazione di un’offerta vincolante per Alitalia. La palla ora, passa ai commissari straordinari e al ministero per lo Sviluppo economico, già alle prese con l’altra patata bollente italiana: l’Ilva di Taranto con i suoi 10mila lavoratori (indotto escluso), pari a quelli di Alitalia.

“Il consiglio di amministrazione di Fs Italiane ha esaminato le posizioni espresse dai potenziali partner industriali in merito all’eventuale offerta relativa all’operazione Alitalia, in vista del termine del 21 novembre assegnato dai commissari straordinari – dichiara la nota del Gruppo – Sono state esaminate le comunicazioni inviate nei giorni scorsi da Delta che, a seguito del lavoro congiunto condotto negli scorsi mesi, ha confermato la disponibilità a partecipare all’equity della nuova compagnia, nonché la lettera trasmessa ieri da Lufthansa, con cui si sono tenuti incontri nelle ultime settimane”.

Proprio riguardo Lufthansa, poi, la stessa Fs annuncia che il colosso tedesco “ha prospettato la disponibilità a un accordo commerciale, ma non a un ingresso immediato nell’equity della nuova Alitalia”, mentre Atlantia “ha reso noto che allo stato non si sono ancora realizzate le condizioni necessarie per l’adesione al progetto, ferma la disponibilità a proseguire il confronto per l’individuazione del partner industriale”.

Ma il 21 novembre 2019 non è solo il giorno dell’ennesima deadline passata in cavalleria. Questa giornata segna uno spartiacque: quello tra la fede e la disillusione di un intero Paese nei confronti dell’ex compagnia di bandiera. Tanto che la vicenda, finora regalata nelle pagine di economia, è notizia di apertura del quotidiano la Repubblica. E il titolo è fragoroso: “Binario morto”.

Niente sconti neanche all’interno del giornale, dove Sergio Rizzo firma un servizio sul flop dei commissari snocciolando una serie di dati imbarazzanti: 11 filiali all’estero del vettore ancora aperte in Paesi come Siria e Uruguay; circa 1 milioni di parcelle pagate a 31 tra consulenti e studi legali negli ultimi sei mesi dello scorso anno; cessioni di terreni, hangar e un’officina motori ad Aeroporti di Roma a prezzi scontatissimi.

Una sorta di de profundis per Alitalia, subito ribattezzata “compagnia di bandiera bianca”.

Roberta Rianna – Gabriele Simmini

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