Alitalia, per la vendita rispunta l’ipotesi spezzatino

27 Febbraio 12:08 2020 Stampa questo articolo

Ai primi di marzo verrà pubblicato l’ennesimo bando per la vendita di Alitalia con una ipotesi spezzatino alla quale starebbero lavorando il commissario, Giuseppe Leogrande, e il direttore generale, Giancarlo Zeni, affidando alla società di consulenza Rothschild l’incarico di redigere i contenuti del bando stesso.

L’indicazione di procedere ad una vendita scorporata verrebbe direttamente dal Mise: nel dettaglio le tre linee di vendita riguarderebbero innanzitutto il settore aviation (quello più appetibile, ndr) con flotta, diritti di volo e personale navigante composto da circa 6.500 addetti, a seguire l’handling aeroportuale e la manutenzione per un totale di quasi 5.000 addetti.

E sempre secondo le prime indiscrezioni nel bando sarebbe delineato uno schema modulare rispetto alle valutazioni degli offerenti non più basato sul prezzo di vendita – che comunque complessivamente non supererebbe il miliardo di euro – bensì sulla conditio sine qua non di un business plan che rispetti i livelli occupazionali.

Sul bando e sull’ipotesi spezzatino, comunque, grava pesantemente il prestito-ponte di 1,3 miliardi di euro che, a questo punto, verrebbe riversato su una bad company, secondo uno schema ben conosciuto non solo in Italia ed in Alitalia, ma anche nell’Unione Europea che non ha certo spento i riflettori su queste manovre del Governo per salvare la compagnia aerea nazionale.

Su questi soldi, infatti, grava l’ipotesi di “aiuti di Stato” su cui le compagnie aeree competitor, a partire da British Airways, hanno insistentemente animato il dibattito mediatico, chiedendo in più occasioni alla Ue di fare chiarezza e far scattare quelle eventuali infrazioni che non farebbero certo bene all’epilogo dell’intera vicenda.

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Andrea Lovelock
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