Alitalia, i sindacati a Draghi: «Basta diktat dell’Ue»

Alitalia, i sindacati a Draghi: «Basta diktat dell’Ue»
07 Aprile 11:04 2021 Stampa questo articolo

Sempre più difficile trovare la quadra nella vicenda Alitalia-Europa: nelle ultime ore, infatti, mentre l’Antitrust dell’Unione Europea ha sbloccato gli aiuti miliardari per Air France-Klm, il dossier della compagnia di bandiera resta ancora impigliato in una complessa trattativa con posizioni troppo distanti tra Bruxelles e Roma.

Nel frattempo, Alitalia in amministrazione straordinaria ha ricevuto i ristori Covid (25 milioni circa, ndr) e i commissari hanno comunicato al personale l’avvio del pagamento del restante 50% degli stipendi di marzo. Proseguono però le proteste dei lavoratori che ieri hanno sfilato – circa trecento tra hostess, operai e impiegati – a Fiumicino. I dipendenti fanno appello al premier Mario Draghi affinché fermi i licenziamenti che investirebbero la compagnia di bandiera nel caso passasse la “linea dura” di Bruxelles.

LA PROTESTA DEI LAVORATORI. Il presidente di Naca piloti Alitalia, Franco Zorzo, ha sottolineato a Tgcom24 i motivi della protesta: «I dipendenti in questi mesi hanno fatto tutti il loro dovere, facendo enormi sacrifici anche sotto la gestione commissariale, ora il premier Mario Draghi si faccia sentire. Invece il governo si prepara ad allestire il tavolo per i commensali stranieri ed un menù che prevede come unica portata porzioni di Alitalia in un bagno di licenziamenti e la fine del trasporto aereo italiano».

Il segretario generale di Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, denuncia invece il silenzio “sconcertante” del governo. «Siamo sbigottiti dall’atteggiamento negligente del governo e dal fatto che non prenda nessuna posizione nei confronti della direzione generale Concorrenza in capo all’Eurocommissaria Vestager che sta palesemente e scientemente discriminando il nostro Paese – sottolinea il sindacalista – Tutte le parti politiche sia di minoranza che di maggioranza hanno preso consapevolezza della situazione disastrosa in cui versa Alitalia, denunciando le discriminazioni e i diktat vessatori proventi da Bruxelles. Ora intervenga il Presidente Draghi e si faccia sentire in nome dell’interesse nazionale».

LA SFIDA TRA ROMA E BRUXELLES. Per quanto riguarda la trattativa governo-Commissione Ue, al momento per questa settimana non sono previsti nuovi incontri tra i ministri dell’Economia, Daniele Franco, dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, con la Commissaria Vestager. I nodi da sciogliere riguardano ancora il marchio Alitalia, il numero di slot da cedere a Linate, l’handling e manutenzione e il programma fedeltà MilleMiglia.

Lo stallo tra Bruxelles e Roma riguarda, da un lato, il quadro debitorio compromesso dell’Alitalia prossima ad uscire di scena, e dall’altro il principio della discontinuità che deve rispettare la newco Ita. A marcare la distanza delle rispettive posizioni tra Italia e Ue c’è il fatto che Italia Trasporto Aereo dovrebbe rinunciare alla metà degli slot di Linate, in nome appunto della discontinuità e rispetto della concorrenza sulle quali Bruxelles  appare irremovibile e ridimensionare non poco, così, il proprio Piano Industriale.

La scelta di dare il via libera agli aiuti ad Air France (con lo Stato transalpino che salirà fino al 30% delle quote) tenendo ancora sulle corde il dossier Alitalia ha scatenato le critiche anche della politica. «Occorre far notare all’Ue che non si possono applicare due pesi e due misure – ha rimarcato la senatrice M5s, Giulia Lupo – il fatto che Alitalia fosse in amministrazione straordinaria già prima della pandemia, non può precludere la scelta del nostro Paese di avere un vettore di bandiera e di rilanciare un asset strategico».

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