Alitalia, fumata bianca al Senato: “Allo Stato il 25% della compagnia”

22 Maggio 18:03 2018 Stampa questo articolo

La Commissione speciale del Senato ha dato il via libera al decreto legge che proroga i termini per la vendita di Alitalia (31 ottobre 2018) e la restituzione del prestito-ponte (15 dicembre 2018) concesso dallo Stato approvando tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno proposti. Il provvedimento dovrebbe approdare in Aula entro la prossima settimana.

Tra gli emendamenti approvati c’è l’obbligo per i commissari straordinari capitanati da Luigi Gubitosi di compiere una relazione mensile al Parlamento sulla situazione economico-finanziaria dell’ex compagnia di bandiera (compresi investimenti, manutenzione e forze lavorative impiegate), la richiesta di modificare i termini della vendita di Alitalia evitando lo spezzatino e obbligando i possibili acquirenti a presentare un offerta per l’intera compagnia aerea.

Inoltre, è presente la necessità di operare maggiore trasparenza sui compensi dei commissari e sui componenti del comitato di sorveglianza, oltre che sulle nomine e le selezioni pubbliche per i consulenti. Approvato anche un ordine del giorno che prevede la partecipazione dello Stato con il 25% delle azioni della futura Alitalia. Unico emendamento non approvato è quello che stabilisce la costruzione del terzo aeroporto laziale, ovvero il raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino. Ce ne parla in esclusiva il senatore Mario Turco (M5S), relatore del decreto legge 297, appena uscito da Palazzo Madama al termine dei lavori.

Senatore, qual è il quadro degli emendamenti approvati?
«C’è una forte richiesta di maggiore trasparenza amministrativa ed economica da parte dei commissari al Parlamento sull’operato dell’attuale Alitalia in amministrazione straordinaria, sia a tutela degli asset, sia del prestito ponte. La Commissione ha sancito l’obbligo di relazionare entro 60 giorni  dall’approvazione del decreto con cadenza mensile».

Quali sono i punti su cui i commissari dovranno rendicontare?
«Innanzitutto il Parlamento ha bisogno di un documento di sintesi che affronti l’analisi sugli aerei ottenuti in leasing e quelli per cui sono scaduti i contratti, sulle forniture di carburante, i contratti esterni, la situazione dei crediti, i contenziosi in essere e la consistenza dei livelli occupazionali».

È stato approvato un ordine del giorno sull’ingresso dello Stato nel capitale di Alitalia…
«Sì, è vero. L’ordine del giorno a firma Vasco Errani-Loredana De Petris (Liberi e Uguali) stabilisce che lo Stato italiano, direttamente o tramite sue società controllate, entri nel capitale dell’azienda per una quota minima del 25%. Ma è bene precisarlo: si tratta solo di un indirizzo politico».

È questo il futuro di Alitalia?
«È troppo presto per dirlo, dipenderà dal nuovo governo che sta per nascere. Quel che è certo è che Alitalia ha bisogno di investimenti importanti per rimodulare la flotta puntando sul lungo raggio. Servono almeno 2-3 miliardi di euro. C’è anche un emendamento che chiede di obbligare a vendere la compagnia in toto, come lotto unico, evitando lo spezzatino».

Ma i possibili compratori, Lufthansa in primis, chiedono innanzitutto tagli al personale…
«I costi dei lavoratori non sono un problema, anzi. Secondo la relazione presentata dai commissari a febbraio scorso questi sono in linea con quelli delle compagnie concorrenti. I problemi di Alitalia risiedono nelle passate gestioni aziendali che hanno dato una struttura finanziaria troppo orientata al breve termine. Sono state fatte scelte sbagliate sul piano economico con effettivi negativi: su tutti il fatto che un terzo dei debiti – circa 3 miliardi – siano stati  dirottati verso strumenti finanziari quando invece la società aveva un gran bisogno di liquidità. Un forte indebitamento a breve termine ha predisposto troppi oneri finanziari e anche i contratti per le assicurazioni sul carburante sono stati sbagliati. Un altro errore è stato puntare sulle rotte a corto raggio».

Quindi rinnovate la fiducia ai commissari?
«C’è grande stima per il loro lavoro, anche perché hanno migliorato i conti e reso la compagnia più efficiente. Ma non è ancora abbastanza. Per questo gli emendamenti approvati tendono a una maggiore sinergia tra Parlamento, commissari e Mise con relazioni più aggiornate e tempestive sulla situazione e i conti economici di Alitalia. Non vuole essere un modo per vigilare sull’operato di Gubitosi, Laghi e Paleari, ma una iniziativa per costruire un percorso condiviso. Il Parlamento va a elargire denaro e distribuisce finanziamenti, è bene che venga maggiormente coinvolto nell’amministrazione straordinaria».

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L'Autore

Gabriele Simmini
Gabriele Simmini

Giornalista. Specializzato in trasporto aereo e ferroviario, economia, agenzie di viaggi, tecnologia ed estero. Segue convention e fiere internazionali.

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