Alberghi, la ripartenza che non c’è

Alberghi, la ripartenza che non c’è
09 Luglio 11:55 2020 Stampa questo articolo

«La burrasca del Covid-19 è ancora in corso e continua a flagellare il sistema dell’ospitalità italiana». Con queste parole il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, commenta i dati dell’osservatorio dell’associazione, che monitora mensilmente un campione di circa 2mila alberghi.

Il consuntivo del mercato turistico alberghiero relativo al mese di giugno 2020 registra un calo delle presenze dell’80,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. I flussi dall’estero sono ancora paralizzati (meno 93,2%) e anche il mercato domestico è ben oltre la soglia di allarme (meno 67,2%).

Per gli stranieri, l’apertura delle frontiere interne all’area Schengen, peraltro intervenuta a metà giugno, ha fatto sentire i propri effetti solo in minima parte, mentre permane il blocco di alcuni mercati strategici, tra i quali Usa, Russia, Cina, Australia e Brasile.

Per gli italiani, il ritorno alla normalità prosegue al rallentatore, per varie ragioni: molti hanno consumato le ferie durante il periodo di lockdown, tanti hanno visto il proprio reddito ridotto a causa della cassa integrazione o della contrazione dei consumi e dal blocco delle attività, tanti altri rinunciano a partire per recuperare parte del tempo perduto. Incidono anche la riduzione della capacità dei mezzi di trasporto, la cancellazione degli eventi e i timori di varia natura che comprensibilmente animano le persone.

Le ripercussioni sul mercato del lavoro sono dolorose: a giugno 2020 sono andati persi 110mila posti di lavoro stagionali e temporanei di varia natura (-58,4%). Per i mesi estivi sono a rischio 140mila posti di lavoro temporanei.

«Le punte di maggior sofferenza si registrano per il turismo delle città d’arte e business travel – dice Bocca – ma anche nelle classiche mete delle vacanze, al mare, in montagna e alle terme, siamo ben lontani da una parvenza di normalità. Non traggano in inganno le immagini televisive che ritraggono spiagge affollate. In gran parte si tratta di escursionisti giornalieri o di vacanze mordi e fuggi, limitate ai weekend».

E anche le previsioni per il mese di luglio non sono tranquillizzanti: l’83,4% delle strutture intervistate prevede che il fatturato sarà più che dimezzato rispetto al 2019. Nel 62,7% dei casi, il crollo sarà devastante, superiore al 70%.

«Siamo ormai entrati nel quinto mese di blocco – commenta Bocca – e la penuria di prenotazioni per i prossimi mesi fa vacillare la speranza che con l’autunno si possa realizzare una prima parvenza di ritorno alla normalità. Il decreto Rilancio e gli altri provvedimenti adottati dal governo contengono alcune misure utili, ma purtroppo non sono sufficienti a evitare il tracollo di migliaia di imprese. Per salvare i posti di lavoro, chiediamo di prorogare la cassa integrazione sino a fine anno e ridurre il cuneo fiscale per le aziende che richiamano in servizio il personale. Indispensabile poi completare le misure sull’Imu e sugli affitti, da estendere nella durata e applicare a tutte le imprese alberghiere».

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