Aigo e Travel Consul, nuova ricerca sull’impatto del Covid sul turismo

Aigo e Travel Consul, nuova ricerca sull’impatto del Covid sul turismo
02 Novembre 13:25 2020 Stampa questo articolo

Aigo e Travel Consul presentano un aggiornamento della ricerca globale che misura l’impatto del Covid-19 sul turismo e, ascoltando i professionisti del settore, raccoglie spunti e indicazioni per la ripartenza.

A questa nuova indagine di settembre hanno risposto professionisti di oltre 20 mercati in tutto il mondo, in 11 lingue diverse. Di questi, il 50% (66% del campione italiano) lavora presso agenzie di viaggi, il 34% (25% del campione italiano) nei tour operator e il restante 16% è impiegato in Gsa o in altri tipi di attività commerciale.

Ne emerge un settore ancora fragile, segnato soprattutto dall’incertezza su una ripresa difficile da collocare nell’immediato futuro. Sono però da mettere in evidenza diversi trend di interesse, che il turismo del futuro dovrà tenere in considerazione. Su tutti: attenzione a come la destinazione (più delle singole strutture o compagnie aeree) ha gestito la pandemia, politiche di cancellazione molto più flessibili, certificazioni di salute e sicurezza, turismo interno o di prossimità.

«Era importante tornare con una nuova edizione della survey, dopo aver tastato il polso dell’intermediazione a maggio e giugno – spiega Massimo Tocchetti, presidente Aigo –Abbiamo trovato un settore ancora molto fragile e preda dell’incertezza, a causa di una situazione ricca di variabili che non permettono di identificare una data per la ripartenza. Abbiamo anche notato le nuove esigenze della clientela e gli strumenti che gli operatori stanno mettendo in piedi per assecondarle: certificazioni, politiche commerciali più flessibili, nuovi prodotti e nuovi bacini di utenza ai quali rivolgersi. Ci aspetta un turismo diverso da quello cui eravamo abituati ed è importante capire come gli addetti ai lavori intendano muoversi in questi momenti di stallo, per non farsi trovare impreparati più avanti».

Con l’intero settore dei viaggi fortemente limitato dalle restrizioni, sono cambiate le priorità della distribuzione. L’ampio spazio dato agli incontri formativi nei primi mesi dell’emergenza lascia il posto all’adattamento del modello di business alle nuove circostanze, alla ricerca di nuove destinazioni e alla creazione di nuovi prodotti, al rafforzamento del rapporto con il cliente, che esige servizi in grado di soddisfare le nuove esigenze.

Assume un atteggiamento più conservatore l’Italia, in controtendenza rispetto al dato globale, che persegue maggiormente la formazione e la ricerca di nuove destinazioni. Un’altra caratteristica del mercato italiano è quella della ricerca di nuove audience. Per tutti i mercati (italiano, europeo e globale) resta fondamentale lo sviluppo di nuovi prodotti, per farsi trovare preparati.

In una simile situazione di incertezza, è fondamentale essere continuamente informati sull’andamento dell’emergenza, su eventuali spiragli di riapertura o su quelle che saranno le tendenze del nuovo turismo post pandemia.

Le fonti primarie continuano a essere associazioni e tour operator, con il 76% del mercato italiano (e il 64% di quello globale) che si rivolge a loro per ottenere dati e informazioni. Per l’Italia resta importante l’attenzione per la stampa trade, anche se la fiducia passa dal 63% al 49%. Cresce l’interesse verso le informazioni che provengono dagli uffici del turismo: il 60% degli operatori italiani si affida a loro per avere un quadro della situazione.

A questi ultimi il settore rivolge particolari richieste, per avere maggiori garanzie e chiarezza. Oltre alla fornitura di dati utili e aggiornamenti puntuali (43% per l’Italia, 49% per il resto del mondo), si richiedono certificazioni di salute e sicurezza (alla quale i clienti guardano con grande interesse), un servizio di informazioni dedicato per i partner del trade, campagne di comunicazione rivolte al consumatore.

LE ESIGENZE DEI VIAGGIATORI. Se nella prima edizione si era riscontrato un prudente atteggiamento di wait and see, ora il rapporto del consumatore con il viaggio già prenotato è cambiato. Il 74% del campione italiano e il 71% di quello globale (segno che la tendenza non ha confini) ha deciso di posticipare, sperando in un allentamento delle restrizioni e in una situazione sanitaria più positiva. Il 46% degli operatori italiani ha avuto a che fare con cancellazioni, mentre il 52% riscontra un atteggiamento di attesa da parte dei clienti. In marcata discesa, la percentuale di chi decide di confermare la destinazione inizialmente prenotata (seppur in momenti diversi): dal 31,4% di maggio si è infatti scesi al 17%. La metà degli intervistati globali afferma che il cliente sta ancora temporeggiando, in attesa di un’evoluzione della situazione o di un’alternativa; le percentuali di chi decide di rispettare il programma e viaggiare comunque sono bassissime (2% in Italia, 1% nel resto del mondo).

Sulla fase di scelta della destinazione emergono le nuove priorità del cliente: garanzia di sicurezza, capacità governativa nella gestione della pandemia, qualità del sistema sanitario. La considerazione della compagnia aerea e dell’hotel vengono in un secondo momento, a dimostrare che l’interesse è concentrato sui Paesi e sulla loro capacità di contenere l’emergenza. Per il campione italiano ed europeo, l’Italia è la destinazione più richiesta dai viaggiatori, ben figurando anche tra le preferenze espresse globalmente.

La tendenza al viaggio di prossimità o entro i confini nazionali, non è una novità, ma quest’anno ha fatto registrare incrementi rilevanti: il 22% del campione ha riscontrato un aumento delle richieste superiore al 41%, mentre il 30% colloca l’aumento di interesse tra il 21% e il 40%. Un simile risultato invita a non sottovalutare il potenziale di questo segmento nell’immediato futuro e indirizza la ricerca di nuovi prodotti.

Tra i metodi più popolari tra gli operatori per assecondare il nuovo atteggiamento dei clienti, spiccano la modifica delle policy di cancellazioni (88% in Italia, 75% nel resto del mondo) e l’espansione dei canali di comunicazione, la proposta di polizze assicurative e nuove partnership con buyer e fornitori. Le politiche di cancellazione stanno riscontrando il favore degli operatori, soprattutto italiani: il 59% degli intervistati (solo il 45% di quelli globali) ritiene che stiano avendo un impatto positivo.

GLI ADDETTI AI LAVORI. L’Italia conta la più bassa percentuale di professionisti che hanno perso l’impiego (22% contro il 22,6% europeo e il 26% globale), dato in miglioramento visto che a maggio si era raggiunto il 30%. Cala tuttavia anche la percentuale di coloro che hanno mantenuto l’impiego come in era pre Covid: si passa infatti dal 13% di maggio al 9,5% di settembre. Stabile il ricorso alla cassa integrazione (20%) e ai contratti indipendenti (18%), mentre cresce la percentuale (da 14% a 20%) di chi passa da una formula full time a una part time.

Il 77% degli intervistati vede come periodo peggiore il Q4 del 2020, con perdite tra l’80% e il 100%. La situazione, pur restando in negativo, migliora nei trimestri successivi. Nel Q2 del 2021 il 9% (contro l’1% del Q4 2020) prevede di contenere le perdite tra le 0% e il 19%. Resta alta la percentuale di operatori che prevedono perdita nel primo semestre 2021: 60% nel Q1 e 39% nel Q2.

Il 37% degli operatori globali e italiani guarda al 2022 come all’anno della ripresa, considerando il 2021 come un anno di transizione tra la fine dell’emergenza e la piena ripresa dei flussi turistici. Il 27% degli operatori italiani e il 23% di quelli globali hanno invece dichiarato di non sapere quando torneranno ai volumi di lavoro pre Covid.

Esiste incertezza in merito come evolverà in futuro il ruolo che gli intermediari: un terzo di loro pensa che dovrà consolidare le proprie capacità consulenziali, lo stesso numero non sa quali cambiamenti li attendono, mentre il 13% che non ci sarà alcun cambiamento.

Le aziende di settore hanno per ora arginato la crisi rivedendo il loro modello di business e riorganizzando la forza lavoro e i prodotti offerti, ma dipendono fortemente dagli aiuti governativi.  Si riscontrano però alcune tendenze che, già in questa fase sembrano destinate a cambiare il turismo del futuro. Una su tutte è la riscoperta del turismo domestico e di prossimità, che rimette al centro della scena l’Italia e impone la ricerca e la formulazione di nuovi prodotti. Un’altra tendenza è quella secondo cui il cliente privilegia le destinazioni che, attraverso politiche mirate, il rilascio di certificazioni ufficiali e le capacità di gestire l’emergenza, danno maggiori garanzie di sicurezza. Si assiste inoltre a uno stretching delle stagioni di viaggio e a una crescita importante del solo travel, i viaggi in solitaria, e al turismo a piccoli numeri.

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