Affare Millennials, il tempo libero paga

by Giulia Di Camillo | 6 Giugno 2017 11:02

Hanno tra i 15 e i 29 anni, utilizzano sapientemente la tecnologia e comunicano le proprie esperienze a una fascia di audience sempre più ampia, con lo smartphone sempre in tasca e connesso sui social media più in voga. Sono queste le caratteristiche principali del giovane viaggiatore, secondo l’ultima edizione del Global Report on The Power of Youth Travel pubblicato dalla World Tourism Organization (Unwto) in collaborazione con il World Youth Student and Educational Travel Confederation (Wyse).

Viaggiano per motivi di studio, per fare volontariato, immergersi nel bel mezzo di un’avventura lavorativa in una città lontana da quella delle proprie origini o anche per imparare una nuova lingua, magari approfittando di un anno sabbatico. E prediligono le destinazioni meno gettonate dalla massa, dove poter vivere giornate più autentiche, a stretto contatto con la cultura locale, vivendo praticamente “like a local”. Può essere completato così l’identikit del giovane turista, una risorsa per il settore, che si configura come uno dei segmenti che cresce molto più velocemente rispetto agli altri.

A oggi il turismo giovanile rappresenta il 23% circa del totale, che ogni anno registra almeno un miliardo di arrivi complessivi. Quota confermata anche nel 2016. Un vero e proprio progresso, che si traduce sempre più in una concreta e apprezzabile opportunità per i diversi Paesi del mondo, che con il progredire dei tempi continuano a rendersi conto, e soprattutto a prendere consapevolezza, dell’elevato valore economico portato dietro dai giovani viaggiatori che, pur avendo nella maggior parte dei casi meno disponibilità economica rispetto agli adulti, spendono cifre superiori quando sono fuori casa. Il motivo? Hanno più tempo a disposizione e sono in grado, quindi, di generare benefici di lungo periodo.

Più che supposizioni, certezze. Confermate dai dati snocciolati sempre dalla Unwto: nel 2009, la spesa globale sostenuta dai ragazzi in viaggio – quantificata in dollari – era pari a 190 miliardi. Dopo cinque anni, nel 2014, la cifra è diventata uguale a 286 miliardi, aumentando quindi di 96 miliardi. Con le previsioni che mantengono lo spirito ottimista e stimano, entro il 2020, una spesa di oltre 400 miliardi.

Ma quella legata all’impatto economico risulta essere solo una delle diverse osservazioni che aiutano a comprendere l’enorme valore potenziale del turismo giovanile. Andando oltre, infatti, si può percepire che si è di fronte a un mercato che tra le sue caratteristiche positive possiede la resilienza, e quindi una buona reazione a fattori esterni, quali possono essere i disordini politici o le epidemie. Così come si riscontra una non trascurabile capacità di influenzare le scelte di altri segmenti turistici.

In linea con l’espansione del target e gli evidenti punti di forza, c’è infine l’aumento delle sinergie tra imprese private e organizzazioni pubbliche, considerate strategiche per affrontare questa tipologia di domanda. Nel report, infatti, si raccontano alcuni case study vincenti: dalla Federation Eil alla Universitaria Cafam, da African Impact a The Council on International Educational Exchange.

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