A Roma apre l’Hotel Maalot, dove l’ospitalità è arte dissacrante

03 Febbraio 13:41 2022 Stampa questo articolo

L’arte e la sua dissacrazione, il calore dello stile coloniale inglese e la tradizione gastronomica italiana, l’eleganza e l’ironia, il lusso e il relax. Tutto questo nel pieno centro di Roma, a due passi (veramente due) da Fontana di Trevi e Piazza Venezia, nel cuore della vita della Capitale.

È il nuovissimo Hotel Maalot, il secondo aperto a Roma dal Gruppo Shedir dopo il lussuoso Vilòn e prima dell’aristocratico Palazzo Roma e del contemporaneo-retrò (un po’ anni ’50) Umiltà 36, il cui debutto nella Shedir Collection è previsto in primavera o inizio estate.

Un’accoglienza originale e allegra quella che si deve aspettare l’ospite che varca la soglia di via delle Muratte, al civico 78, il quale entra direttamente nel ristorante, il Don Pasquale. Un nome non casuale, questo, un omaggio al grande compositore bergamasco Gaetano Donizetti che questo palazzo ebbe l’onore di ospitare a inizio ‘800 e al quale viene dedicata anche la carta del menù.

Più che un hotel con ristorante, in questo caso possiamo parlare di un ristorante con dentro un hotel. Circa sessanta i coperti, tra tavoli in maioliche portoghesi con disegni di antichi pizzi e trine, e poltroncine di bambù verniciate di nero.

Non usuale il percorso per arrivare al check in, che attraversa il ristorante dal cui soffitto pende uno scenografico lampadario a bracci rosso di quasi due metri di diametro e altrettanti d’altezza e le cui pareti sono arricchire con le opere dell’artista argentino Stanley Gonczanski, ispirate all’arte antica ma dissacrate con elementi contemporanei ironici tutti da scoprire. Si passa poi al bar in stile coloniale e si arriva infine al check in, accolti come in una biblioteca d’altri tempi.

Edoardo Officioso è l’entusiasta general manager: «Il Maalot vuole essere un albergo anticonformista, giovanile, fresco, pieno di colori, così come il suo ristorante, il Don Pasquale, che offre un menù della tradizione romana rivisto dallo chef Domenico Boschi, il quale, attraverso le nuove tecniche di cottura, riesce ad alleggerire i piatti, adeguandoli ai palati più attuali. Per quanto riguarda l’albergo abbiamo trenta camere, suddivise in cinque categorie che vanno dai venticinque fino ai cinquanta- sessanta metri quadri».

A quale pubblico volete rivolgervi, gli chiediamo. «Vogliamo essere aperti a tutti, in particolare il Don Pasquale sarà aperto anche agli avventori non ospiti dell’hotel, pur rimanendo, ovviamente il ristorante di un 5 stelle. Fino alle 11 serviamo la colazione, poi dalle 11,30 alle 22,30 si può degustare un menù disponibile per tutto l’arco della giornata».

Ceo della Shedir Collection, di cui il Maalot fa parte, è Claudio Ceccherelli. Una lunghissima e lusinghiera esperienza alle spalle lo ha portato a dirigere questa collezione di  hotel: «La Shedir Collection comprende il noto Capri Tiberio Palace, a Capri, appunto, e i quattro alberghi di Roma – spiega – Quando mi è stata offerta la guida di questa catena, piccola ma preziosa, quello che mi ha affascinato è la filosofia che c’è dietro. Infatti, tutti questi hotel vanno visti nel loro complesso, insieme anche ai due che presto apriranno sempre centralissimi qui a Roma, in via dell’Umiltà e in via del Corso. Quattro hotel che hanno in comune il senso dell’ospitalità spontanea e l’atmosfera calda e residenziale, ma contemporaneamente sono molto diversi tra loro. Perché disegnati da quattro architetti; perché nati per offrire quattro esperienze diverse, a seconda delle esigenze».

«Ogni struttura – prosegue – può richiamare un cliente diverso, ma soprattutto può offrire allo stesso cliente un’esperienza unica e nuova. È questo che mi ha stuzzicato: offrire esperienze uniche e diversificate. Rientra in questa filosofia anche la ristorazione, con quattro concetti diversi di gastronomia. Il Don Pasquale è il bistrot romano, elegante, ma senza nessuna velleità di alta gastronomia. Il Vilòn offre una cucina sofisticata e Palazzo Roma meriterà 2 stelle. Umiltà 36, invece, proporrà la cucina argentina in tutte le sfaccettature, oltre al classico comfort food. Da consumarsi su una terrazza dalla quale si potrà ammirare Roma a 360 gradi».

L'Autore

Natalia Cascio
Natalia Cascio

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