Dopo i voucher la legge sul lavoro breve

20 Aprile 13:00 2017 Stampa questo articolo

Voucher, addio. Con l’approvazione del decreto anche al Senato, diventa definitiva l’abolizione dei buoni lavoro, strumento largamente usato anche nel settore turistico: solo nel 2015 (ultimi dati disponibili) nel settore alberghi e ristoranti sono stati venduti quasi 23 milioni e mezzo di voucher, per un totale di 579.887 lavoratori.

L’abolizione dei voucher obbliga ora il governo a trovare soluzioni alternative. E già si parla di un disegno di legge sul lavoro breve firmato da senatori di maggioranza e opposizione che vada a colmare il vuoto che deriva dallo stop all’utilizzo dei voucher. Ad annunciarlo è stato Maurizio Sacconi, primo firmatario del provvedimento, che coprirà le prestazioni di lavoro occasionali entro un tetto per il lavoratore di 900 euro l’anno per ciascun committente e sarà utilizzabile sia per le famiglie che per le imprese.

L’obiettivo, anche in funzione anti sommerso, è quello di «dare alle imprese i due pedali della semplificazione del contratto di lavoro intermittente e del lavoro breve».

Con il decreto, il governo ha infatti soppresso tre articoli del Jobs Act che avevano recepito la normativa precedente sui buoni lavoro con alcune modifiche. I buoni lavoro Inps già acquistati entro il 17 marzo 2017 potranno essere utilizzati fino al 31 dicembre. A partire dal 1° gennaio 2018 l’abolizione sarà definitiva e i datori di lavoro dovranno adottare altri strumenti per la retribuzione del lavoro occasionale accessorio come il contratto di lavoro a chiamata intermittente.

L’abolizione dei voucher – nata anche dalla necessità di sminare il referendum abrogativo che era stato proposto dalla Cgil – non trova consenso unanime all’interno del Parlamento. Per la maggioranza si tratta di una misura necessaria per evitare gli abusi: «Se è accaduto che attraverso uno strumento legale come il voucher un cameriere o un operaio agricolo abbiano lavorato per un’intera giornata a fronte di un unico buono lavoro orario – commenta la relatrice del Pd, Annamaria Parente – il governo e il Parlamento hanno la necessità di intervenire. Anche per evitare il paradosso che uno strumento pensato per evitare il “nero” diventasse una protezione per il lavoro sommerso».

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Regina Ricci
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