Ndc, il mercato è davvero pronto?

07 Ottobre 14:31 2016 Stampa questo articolo

In principio è stata Lufthansa, poi è venuto il momento di British Airways che ha annunciato di stare adottando, in collaborazione con il motore di ricerca Kayak, il nuovo protocollo New Distribution Capability (Ndc) di Iata. Risultato: chi prenoterà un volo targato Ba sul metasearch, potrà adesso scegliere (e pagare) il posto preferito. Pochi giorni fa, poi, anche Emirates, per bocca del suo presidente Tim Clark, ha detto senza mezzi termini che la distribuzione nel trasporto aereo deve cambiare, perché il valore sottratto alle compagnie è troppo elevato. Pur non avendo annunciato di voler seguire nell’immediato la strada intrapresa dal gruppo Lufthansa, anche il vettore del Golfo ha ammesso che è in corso lo sviluppo di una propria piattaforma per la distribuzione digitale.

Insomma, se la guerra ai gds tradizionali è ufficialmente iniziata, ancora non sono chiari i tempi in cui effettivamente le cose cambieranno su larga scala. Quello che è certo finora è che il nuovo protocollo di distribuzione di Iata è capace di rendere più semplice e personalizzabile la prenotazione di tutti i servizi legati a un volo.

«Sarà uno strumento in grado di trasformare il modo di distribuire i prodotti aerei, che permetterà alle compagnie di vendere tutti la propria offerta attraverso terzi, così come possono fare direttamente sul proprio sito», ha spiegato prima dell’estate Yanik Hoyles, programme director Iata di Ndc. «Una piattaforma trasparente – ha aggiunto – che permetterà ad adv e gds di vendere servizi a cui finora non potevano accedere, stimolando la concorrenza e la differenziazione».
Ma a che punto è l’adozione di Ndc tra le compagnie mondiali? Per quanto riguarda Luthansa, complice la difficile progettazione dei sistemi, solo in Germania alcuni operatori hanno già implementato l’accesso diretto all’inventario dei diversi vettori (il tour operator Bucher Reisen e il consolidatore Aerticket), mentre sul fronte corporate gli accordi sono stati siglati con Siemens e Volkswagen.

«Ma i vantaggi ci saranno per tutti, anche per le agenzie leisure o corporate che vorranno collegarsi direttamente ai nostri inventari», ha assicurato di recente Heike Birlenbach, vp sales Europe del gruppo tedesco, che ha aggiunto: «Siamo sempre più convinti della bontà della nostra scelta, vogliamo guidare il cambiamento per rispondere alle sfide della modernità e il nostro Distribution Cost Charge (i 16 euro che deve pagare chi ancora prenota via gds) consente di incontrare le aspettative dei passeggeri, creando nuovi prodotti e distribuendoli nel modo più efficiente».

A scaldare i motori, però, e decisi a utilizzare la New Distribution Capability entro il 2020, sarebbero una novantina di compagnie; tra di esse, molte low cost, già abituate a lavorare con lo standard Xml utilizzato dall’Ndc. Più indietro, invece, sono le più imporanti tmc a livello globale o gds come Sabre e Travelport, ancora “work in progress”. Diverso il discorso per Amadeus, che ha annunciato di aver ricevuto una certificazione di livello 3 – il più alto possibile – come It provider già in grado di utilizzare Ndc.

«Ogni azienda porta avanti la sua strategia. Il ruolo di Iata è quello di governare lo sviluppo dello standard, ma spetta all’industria decidere come utilizzarlo», ha proseguito Hoyles guardando al futuro. E per assicurare la massima trasparenza, Iata ha anche pubblicato un registro dove verranno iscritte tutte le aziende – vettori, gds, It provider e adv – capaci di ottenere le tre certificazioni necessarie per utilizzare il protocollo.

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Giorgio Maggi
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