La scommessa delle banche

13 Febbraio 07:00 2018 Stampa questo articolo

Raramente, almeno in Italia, c’è stato un buon feeling tra banche e imprese turistiche. Il mondo dei viaggi organizzati – considerato un comparto ad alta volatilità, con ridotti margini di profitto e scarsa patrimonializzazione – è sempre rimasto ai margini dell’area di accesso al credito, che oggi sembra tornare a essere un obiettivo raggiungibile. Almeno questo è quello che sta accadendo ora, alla luce del recente protocollo d’intesa siglato tra Intesa Sanpaolo e Mibact, finalizzato a far decollare il progetto Turismo 4.0 usufruendo di un budget di 5 miliardi di euro in tre anni a disposizione delle 550mila imprese turistiche italiane.

La vera rivoluzione, stando agli artefici dell’accordo, risiede nelle procedure di esame delle domande di accesso al credito: non più solo il patrimonio dell’impresa a garanzia, ma le idee di sviluppo che accompagnano la richiesta di acquisizione di un finanziamento, favorendo così anche le startup.

Ma qual è, al momento, il sentiment delle imprese turistiche? Gli analisti sono concordi nel ritenere che oggi tour operator e agenzie di viaggi siano in uno stato di moderata fiducia nelle prospettive di mercato, purché legate a un adeguamento tecnologico che possa intercettare nuove fasce di clientela. Se è vero che da qui al 2030 aumenteranno di almeno 400 milioni i viaggiatori nel mondo (stima Unwto) e che si moltiplicheranno le occasioni di viaggio, è altrettanto vero che le casse dei t.o. e delle adv rimangono ancora semivuote, con una bassa capacità di sostenere spese per riqualificare e digitalizzare.

A conti fatti, nel comparto turistico c’è tanta voglia di attivarsi, ma le risorse sono molto limitate. Detto ciò, quali sono le loro priorità in termini di investimenti e cosa ostacola le aziende? Per gli operatori dei viaggi organizzati la necessità numero uno è senza dubbio l’adeguamento tecnologico del back office e l’adozione di soluzioni informatiche per ridurre al minimo il cyber risk. Per albergatori e ristoratori, invece, c’è in primis la riqualificazione delle strutture e dei servizi, così come risulta indispensabile la formazione professionale.

Riguardo agli ostacoli che finora hanno incontrato le imprese turistiche per avviare investimenti, nel 51% dei casi – secondo la ricerca effettuata da Intesa Sanpaolo – è tutta colpa della burocrazia; per il 41% delle imprese esiste ancora un sistema economico avverso e tanta incertezza; mentre il 29% indica l’assenza di contributi pubblici e un buon 25% le ridotte dimensioni della propria azienda che non rendono possibile intraprendere la strada dell’ammodernamento.

Altra preoccupazione diffusa è quella relativa al ricambio generazionale, soprattutto tra gli albergatori:a conduzione familiare che fino agli anni Ottanta poteva essere una carta vincente dell’ospitalità, si sta rivelando un handicap di non poco conto se si considera che per le medie e piccole imprese, dove non ci sono figli o nipoti all’altezza delle sfide, è quasi impossibile potersi concedere un management all’altezza delle aspettative. È in questo quadro che si può innestare un sistema bancario più flessibile, in grado di ascoltare e non solo pretendere, finalmente pronto a scommettere sul nostro turismo.

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Andrea Lovelock
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