Il tesoretto turismo sotto la lente di Cernobbio

26 Marzo 11:16 2018 Stampa questo articolo

Nello scacchiere economico del nostro Paese è ora di dare al comparto turistico il ruolo che gli compete, tra i principali per spingere lo sviluppo, e con esso rilanciare il Mezzogiorno, e l’occupazione a partire dal nuovo Piano Strategico 2017-2022. Necessario per accrescere anche la competitività. È quanto emerge dall’analisi Il valore del turismo in Italia, realizzata da Confturismo-Confcommercio e presentata al forum di Cernobbio dal titolo I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000.

La ricerca mette in luce come l’accoglienza abbia infatti contribuito, tra il 2007 e il 2017, al saldo della bilancia commerciale per il 60% con 128 miliardi di euro su un totale di 216 miliardi di euro. E al centro-sud è di gran lunga prevalente con poco meno di 18 miliardi di euro nel 2017. Nell’ultimo decennio il turismo è cresciuto di circa 3 miliardi e mezzo di euro (+6,8%). In aumento anche il flusso dall’estero, 60 milioni nel 2017 (+5,2%), un +40% di arrivi e +30% di presenze tra il 2007 e il 2017. Alla voce export, il comparto rappresenta un “tesoretto” da 362 miliardi di euro, battendo alimentare, abbigliamento e arredamento.

Insomma, il nuovo governo dovrà certamente tenere in forte considerazione questa leva economica e di occupazione (261mila occupati in più tra il 2008 e il 2017, circa +20%), creare politiche a sostegno delle infrastrutture e della promozione. Stefano Barrese, responsabile divisione Banca dei territori di Intesa Sanpaolo, definisce questi concetti nell’area del “Turismo 4.0” su cui bisogna puntare: «Per una rivoluzione 4.0 del settore occorre migliorare le infrastrutture ricettive e la qualità del servizio. Nel 2017 Intesa Sanpaolo ha erogato oltre 1 miliardo di euro al turismo, per poi superare i 350 milioni di euro nei primi due mesi del 2018».

Sul tema degli investimenti infrastrutturali Luigi Gubitosi, commissario straordinario Alitalia, auspica provvedimenti a livello statale per il completamento dell’alta velocità ferriviaria – sulla tratta adriatica – e il rinnovamento della rete regionale: «In un’ottica di integrazione tra treno e aereo per una mobilità sempre più integrata e complementare». E rispondendo a chi gli chiede lo stato di salute di Alitalia, Gubitosi non si scompone: «La stagione è positiva, le prenotazioni sono buone e in crescita rispetto allo scorso anno, sia per ricavi che per numero di passeggeri. La compagnia si conferma tra le più puntuali d’Europa e tanto è stato fatto per l’ammodernamento degli scali di Milano e Roma, oggi meno congestionati e più efficienti». Sul fronte dei collegamenti, dopo l’annuncio del volo su Mauritius dal prossimo ottobre, in settimana Alitalia avvierà anche la rotta perenne Johannesburg.

E se le bocche restano cucite sul prossimo futuro del vettore, Luca Patanè, presidente di Confturismo-Confcommercio e del Gruppo Uvet, esprime i suoi desiderata: «Senza una compagnia di bandiera, l’Italia rischia solo di essere una comprimaria. Vorrei che Alitalia restasse in parte italiana, magari con l’ingresso di un operatore straniero e forte». Patanè si augura una compagnia risanata e competitiva sui mercati con un ruolo propulsivo del sistema turistico. E conclude ricordando il ruolo che potrebbero assumere Cassa depositi e prestiti e altri istituti a sostegno di un’Alitalia tricolore.

L'Autore

Silvia Pigozzo
Silvia Pigozzo

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