Fronte Booking-Airbnb, dalle camere alla Camera

09 Maggio 12:58 2017 Stampa questo articolo

L’obiettivo è condiviso, ma lo strumento no. Booking.com e Airbnb lo hanno detto chiaro e tondo davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato: va benissimo la lotta all’evasione e al sommerso, ma la tassa sulle locazioni brevi non è la soluzione giusta. Airbnb, Homeaway e Booking.com, infatti, a partire da luglio dovrebbero agire come sostituto di imposta e incassare l’imposta sostitutiva da cedolare secca al 21% per poi girarla al fisco.

La tassa della discordia – già ribattezzata tassa Airbnb – è contenuta nella manovrina varata dal governo per far fronte alle richieste correttive dell’Unione europea sul rapporto deficit/Pil italiano.Nonostante le buone intenzioni – ovvero impedire ai proprietari o gestori delle case vacanze di non dichiarare al fisco le somme incassate – la norma ha sollevato da subito aspre polemiche per i diretti interessati.

La norma «non è concretamente attuabile e non è proporzionale allo scopo – hanno spiegato i rappresentanti di Booking.com – Perchè nella maggior parte dei casi gli ospiti pagano direttamente il proprietario dell’appartamento, mentre la nostra piattaforma fornisce consente solo di mettere in contatto domanda e offerta. Inoltre Booking.com «non ha una stabile organizzazione in Italia per poter agire come sostituto di imposta. Ci sono 250 dipendenti che svolgono compiti limitati e ben precisi – quindi – «sono i proprietari i responsabili della regolarità degli alloggi e degli obblighi fiscali».

Sulla stessa linea anche i rappresentanti di Airbnb: “Condividiamo le finalità e lo spirito del provvedimento seppure con forti perplessità circa le modalità previste. Serve una revisione organica della normativa sugli affitti brevi perché una larghissima fetta di mercato è lontana dai portali online e dalla loro tracciabilità”.

«La tassa di soggiorno è un meccanismo che funziona bene e che è in grado di semplificare la vita a chi affitta, chi viaggia e alle amministrazioni – ha spiegato Alessandro Tommasi di Airbnb Italy – La nostra piattaforma ad oggi raccoglie e versa automaticamente la tassa di soggiorno per conto dei suoi ospiti in circa 250 giurisdizioni. Nel 2016, solo in Francia, abbiamo raccolto e versato 7,3 milioni di euro. In Italia sono avviate conversazioni con Firenze, Genova, Milano e altre città. Crediamo che potrebbe essere questo lo schema di riferimento cui guardare e farlo attraverso un mandato all’Agenzia delle Entrate per arrivare ad accordi con le piattaforme che siano funzionali allo scopo della normativa e al contempo rispettose del ruolo delle piattaforme e della normativa europea di settore».

Ma la tassa sulle locazioni brevi non piace nemmeno alla Federazione italiana Agenti Immobiliari Professionali (Fiaip): «È una norma buttata lì pensando di colpire Airbnb, ma ha sbagliato mira, ha colpito noi che siamo gli unici con la residenza in Italia e che paghiamo le tasse in Italia. Loro che non hanno una stabile organizzazione continueranno ad operare liberamente». Gli adempimenti previsti nel decreto «oltre ad essere inutili risultano eccessivamente gravosi con la conseguenza che finiranno per favorire ancora di più l’abusivismo e l’evasione, poiché l’obbligo non avrà alcun impatto su chi già rispetta i propri obblighi fiscali, mentre chi già non vi provvede non sarà certamente indotto a rispettarli, anzi aggirerà l’intermediario».

Unica voce fuori dal coro, per ora, è quella di Property Managers Italia, che chiede di estendere la norma a tutti gli operatori del settore: «Occorre un’estensione della portata delle legge per coinvolgere tutti gli operatori di questo mercato: società di intermediazione immobiliare iscritte nel relativo albo degli agenti immobiliare, società di property management e quindi gestori che possono anche non essere iscritti all’albo e portali. A nostro avviso qualunque soggetto coinvolto ponendo in contatto una persona fisica che fornisce un immobile con uno che cerca un soggiorno, deve applicare le norme contenute nel presente decreto», ha detto il presidente di Property Managers Italia, Stefano Bettanin.

Il manager si è detto «confortato per il fatto che il governo abbia deciso di regolamentare dal punto di vista fiscale il mercato delle locazioni brevi in crescita esponenziale, ma – ha sottolineato – serve chiarezza e semplificazione in questo mercato perché sia un volano per l’economia nazionale e il nostro paese un esempio di best practice in Europa e non solo».

L'Autore

Regina Ricci
Regina Ricci

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