Ctrip, storia dell’Olta cinese con 8mila agenzie di viaggi

19 Marzo 12:16 2018 Stampa questo articolo

«Dall’ispirazione alla ricerca, dalla prenotazione alla condivisione, tutto accadde sulla nostra piattaforma: perché siamo il più grande contenitore di dati sul turismo più attraente». Parte assertiva e sicura di sé Jenna Qian, vicepresidente e head destination marketing di Ctrip. D’altronde è l’ambasciatrice europea del più grande player dei viaggi al mondo, la seconda Olta più importante dopo Booking e prima di Expedia. Con una differenza non da poco, però: Ctrip è dedicata esclusivamente al mercato cinese e, accanto al digital, le sue agenzie di viaggi fisiche spuntano come funghi sul territorio.

Perché anche la distribuzione classica?
«È una scelta legata al target. Contiamo oltre 330 milioni di utenti  e siamo i leader di mercato nelle nuove generazioni. Ma in Cina iniziano a viaggiare anche le persone più mature che hanno meno dimestichezza con il mobile. Per questo abbiamo aperto quasi 8mila agenzie di viaggi fisiche e abbiamo in progetto nuove aperture. Anche i senior sognano l’Europa e l’Italia come il grande viaggio della vita, noi diamo a questo target la consulenza di persona e su misura».

Ma il business, quello grosso, si fa con i big data…
«La nostra compagnia monitora prenotazioni, ricerche, dati sulla demografia e sul ciclo di vita dei consumi. Ogni azione effettuata da milioni di turisti cinesi è registrata dai nostri sistemi: da quando cominciano a informarsi su una meta alle loro abitudini mentre viaggiano. I big data sono la colonna portante del turismo e noi siamo l’interfaccia per accedere a questo tesoro».

Come è cambiato il profilo del turista cinese?
«Maggiori salari a disposizione, minori restrizioni sui visti, migliori condizioni di cambio e più voli. Così il numero dei viaggi all’estero dei miei connazionali ha raggiunto i 129 milioni nel 2017, il +5,7% rispetto ai 122 milioni dell’anno precedente. Oltre i numeri, però, anche il mercato cinese oggi ha scoperto e messo a valore  il turismo di nicchia. Vogliono servizi di alta qualità, aria pulita, strutture per il turismo medico. La sezione tailor made del nostro portale ha visto le richieste crescere del 220% in un anno».

Non solo gruppi, quindi…
«Infatti. Per questo bisogna pensare fuori dagli schemi classici e abbracciare il nuovo contesto di turisti govani, cosmopoliti, ipertecnologici e anche schizzinosi, se vogliamo. La gastronomia di qualità è diventata un valore imprescindibile per i cinesi. Per questo abbiamo creato la Ctrip Gourmet List, una sorta di Guida Michelin ai ristoranti europei. Per gli hotel, invece, abbiamo la nostra Chinese Friendly Certification, che prende in considerazione tutte le necessità e i servizi dedicati al turista».

I partner europei sono pronti  a questa sfida?
«Ognuno con le sue caratteristiche. Durante il mio recente tour – da Fitur fino all’inaugurazione dell’Anno del turismo Europa-Cina a Venezia – ho incontrato operatori, e dmc partner, ma abbiamo anche già allargato il portfolio a linee aeree e singole attrazioni. Con la squadra di calcio del Real Madrid abbiamo stetto una partnership  importante che intendiamo allargare a molti altri club europei».

Quanto conta l’Italia per i cinesi?
«In Europa l’Italia è la prima destinazione, secondo i nostri dati dei primi nove mesi del 2017, seguita da Francia e Germania. La crescita continentale annuale è del 26,3%. Questo è solo l’inizio se pensiamo che meno del 10% dei cinesi viaggia oltreoceano e solo il 10% possiede un passaporto».

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L'Autore

Gabriele Simmini
Gabriele Simmini

Giornalista. Specializzato in trasporto aereo e ferroviario, economia, agenzie di viaggi, tecnologia ed estero. Segue convention e fiere internazionali.

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