Business travel avanti tutta, ma c’è l’incognita attentati

by Giorgio Maggi | 14 Novembre 2017 11:00

Il business travel, e con lui l’industria dei meeting e degli eventi, sono tornati. Dopo qualche tempo, tutte le principali survey sembrano definitivamente coincidere segnalando come già il 2017, e ancora più il 2018, saranno contrassegnati dal segno più in tutti i principali indicatori. Così, se il più recente forecast della società di consulenza americana Advito conferma per i prossimi 12 mesi un incremento a livello mondiale che sarà contenuto sia nelle tariffe degli hotel che in quelle aeree, il risultato complessivo parla comunque di un trend che si conferma al rialzo dopo quello già positivo dell’anno in corso.

«I prezzi nel settore alberghiero aumenteranno tra il 2% e il 4%, mentre i bassi costi del petrolio contribuiranno a tenere contenute le tariffe aeree», ha commentato Bob Brindley, vice president and principal di Advito, sottolineando però come l’adozione di nuovi protocolli come l’Ndc o il rischio di attentati terroristici potrebbero cambiare (e non di poco) le carte in tavola.

Lo stesso (moderato) ottimismo è anche quello che riguarda le previsioni sul segmento Mice, dove il 2018 Global Meetings and Events Forecast di American Express Meetings & Events indica una crescita dell’intera industria grazie alla forte concorrenza tra meeting planner per offrire prodotti sempre più personalizzati e coinvolgenti. «Ad aumentare saranno sia il numero dei meeting, che il numero dei partecipanti, con ovvie conseguenza in termini di spesa», si legge nel report. Sul fronte italiano dei viaggi d’affari, invece, già nello scorso febbraio il Nuovo Osservatorio sui Viaggi d’Affari (Nova) promosso da AirPlus, Hrs e Lufthansa Group aveva lanciato un messaggio tranquillizzante. Dopo un aumento del 2,3% nel 2016 (per un totale di quasi 700mila trasferte), la spesa per il business travel è attesa in crescita tra il 2% e il 3%, soprattutto nel settore manifatturiero. Una previsione pienamente in linea con quello che poi si è rivelato essere l’andamento dell’economia mondiale nei primi sei mesi dell’anno, con un secondo trimestre – secondo l’Uvet Travel Index – con previsioni al rialzo, che indicano una crescita intorno al 3,5% a livello globale, e di oltre l’1% per la stessa Italia.

Insomma, se il peggio sembra essere alle spalle anche per chi si muove per lavoro, il motivo è anche che nell’ultimo decennio (da gennaio 2006 a giugno 2017) viaggiare per affari è diventato più economico (a parità di caratteristiche e condizioni di viaggio, quello che costava 100 euro nel 2006, oggi costa 56,9 euro). Risultato: considerando l’ultimo triennio 2015-2017, le trasferte sono aumentate di 18 punti percentuali, mentre le spese solo di 7 punti.

E non è tutto, perché lo stesso trend positivo ha interessato anche il 1° semestre 2017, con un aumento delle trasferte del 10% e un incremento nelle spese di viaggio di 5 punti percentuali, quindi con un costo medio per trasferta ancora in discesa. Tra le mete più gettonate per le aziende italiane, ancora una volta al primo posto New York, seguita da Dubai. Costanti le trasferte verso Shanghai e Hong Kong, in calo San Paolo e San Francisco. In Europa, prime sono Francia, Spagna, Belgio e Russia, stabile la Germania e in calo il Regno Unito.

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