Azerbaijan, la terra del fuoco dove tutto è in evoluzione

22 Novembre 07:00 2017 Stampa questo articolo

Situato nella regione del Caucaso, a sud dello spartiacque montuoso che convenzionalmente separa l’Asia dall’Europa, l’Azerbaijan, noto anche come la terra del fuoco, è un Paese che sta vivendo una profonda trasformazione dovuta in gran parte agli investimenti e alla ricchezza derivanti dal petrolio, con conseguenti, affascinanti contrasti tra antico e moderno. Un rapidissimo sviluppo che fonde Oriente e Occidente, e che appare evidente soprattutto a Baku (si pronuncia Bakù), la capitale affacciata sul mar Caspio, e che si trova a 28 metri sotto il livello del mare, il che ne fa la capitale più “bassa” del mondo.

La città – il cui nome sembra derivi dai tempi più antichi dell’epoca zoroastriana, e precisamente dalla parola Baga, che significa “il sole” o “il Dio” – è caratterizzata da un centro storico tutelato dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, intorno al quale sono sorti innumerevoli grattacieli ed edifici davvero spettacolari, opera di grandi architetti, e dove perfino i tristi condomini di epoca sovietica sono stati in qualche modo abbelliti con nuove facciate e una illuminazione suggestiva. L’arrivo in aereo, di sera, è spettacolare. La città è tutta uno sfavillio di luci, e su tutte svettano quelle delle “Torri di fuoco”, i tre sinuosi grattacieli azzurri che sono il simbolo di Baku, la cui superficie è illuminata da oltre 10mila led che creano un vero e proprio spettacolo di effetti speciali, tra lingue di fuoco, cascate d’acqua e perfino la bandiera nazionale.

La nostra visita inizia dalla Città Vecchia, cinta da mura al cui interno si trovano diversi edifici storici, tra cui alcuni caravanserragli oggi trasformati in ristoranti. Tra gli altri monumenti storici, la Torre della Vergine (Qiz Qalasi), una costruzione in pietra dalla forma affusolata alta 29 metri, dalla cui sommità si gode di un bel panorama. Secondo alcune leggende, una vergine (forse la figlia, in altre versioni la sorella, del Khan di Baku ) si lanciò dalla cima della torre nei flutti sottostanti; ma probabilmente il nome è dovuto alla inespugnabilità della costruzione. All’interno della Città Vecchia si trova anche il palazzo degli Shirvanshah, vasto complesso di edifici, nel Medioevo sede della dinastia regnante dell’Azerbaigian nord-orientale. Al suo interno, il Divanhane, la tomba a volta, una moschea con minareto, il mausoleo di Seyid Yahya Bakuvi, la porta di Murad, una cisterna e i resti delle terme. Una rappresentazione del palazzo è riportata sulle odierne banconote da 10 Manat (circa 5 euro). Di fronte al Palazzo si può visitare anche il Museo del Libro in miniatura che, fra le migliaia di libri, contiene anche la Bibbia più piccola del mondo.

Dall’antico al moderno. Il Centro Culturale Heydar Aliye, realizzato dall’architetto Zaha Hadid, con le sue lunghe curve sinuose è un magnifico esempio di “architettura fluida”. All’interno ospita una sala conferenze, tre auditorium, una biblioteca, diversi spazi espositivi e un museo che descrive la storia dell’Azerbaijan e il ruolo che il presidente Heydar Aliyev e la sua famiglia hanno avuto nello sviluppo del paese. Al momento della nostra visita si possono ammirare le vetture appartenute ai presidenti della repubblica azera, tra cui una Zil russa in perfetto stato. I dintorni di Baku sono caratterizzati da un paesaggio semidesertico disseminato di vulcani di fango e da insoliti fenomeni di combustione spontanea. A 30 km dalla città, sulla penisola di Abseron, si trova il Tempio del Fuoco di Suraxani. In origine luogo di culto per i seguaci di Zoroastro, nel XVIII secolo gli adepti indiani del culto di Shiva costruirono il complesso fortificato visibile attualmente, al centro del quale arde una fiamma perenne di gas naturale. In realtà oggi la fiamma viene alimentata artificialmente, perché uno spostamento del terreno nel XIX secolo ha estinto quella naturale.

Tra le fiamme di gas naturale che fuoriscivano spontaneamente dal suolo della Penisola di Abseron, citate nelle sue cronache anche da Marco Polo, l’unica che arde ancora oggi è quella di Yanar Dag (la montagna che brucia), che abbiamo visitato di sera grazie alla cortesia dei responsabili del sito, che lo hanno aperto apposta per noi. La storia narra di un fuoco che dagli anni ‘50 arde incessantemente lungo il fianco della collina, sembra acceso per caso da un mozzicone di sigaretta lasciato cadere da un pastore. Ultima tappa del nostro tour, a circa 60 km a sud di Baku, la Riserva dei Petroglifi di Qobustan, dichiarata patrimonio dell’umanità Unesco, dove sono state trovate più di seimila rocce con incisioni rupestri risalenti a 40mila anni fa. Le incisioni, figure stilizzate che rappresentano bestiame, animali stilizzati, guerrieri e sciamani, il sole e le stelle, sono state scoperte intorno al 1930 da minatori che si erano recati nella zona per estrarre le pietre. Il viaggio si conclude con una passeggiata lungo le rive del mar Caspio, nel parco Denizkenari Milli, dal quale si può ammirare l’intera città con tutte le sue luci e i suoi colori.

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Massimo Tallarigo
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